Ad ogni allerta meteo c’è il rischio che vengano chiuse le scuole ed iniziano a girare fake news fra i gruppi whatsapp di scuola. Per evitare attacchi di panico da allerta meteo inutili conviene sempre verificare se le scuole saranno aperte o chiuse sul sito del comune o, più facilmente per quanto riguarda Napoli, sui profili ufficiali social del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, del comune di Napoli o dell’assessorato alla scuola. In un secondo tempo, una volta pubblicata l’ordinanza, troverete le info ufficiali anche sui siti web della scuola.
Per quanto riguarda l’allerta meteo, questa è pubblicata sul sito della protezione civile della regione Campania. Sono specificate anche le zone (Napoli è in area 1). Non c’è una regola per capire quale allerta meteo porterà a chiusura scuole in quanto sarà il centro operativo comunale (COC) della protezione civile a decidere ogni volta, per ogni singolo caso. E’ inutile quindi far girare nei gruppi classe le info sull’allerta meteo senza sapere cosa deciderà il comune dopo la riunione del COC.
Ecco i link utili (profili social ufficiali e siti ufficiali):
Un’intera generazione di giovani,
Greta Thunberg in testa, sta ponendo a noi adulti tutti una domanda sul come
intervenire per mitigare gli effetti dei gas serra e dell’inquinamento sui
cambiamenti climatici. Pretendere che
siano stesso loro, che stanno urlando dalle piazze, con rabbia e forza, un
“bisogna intervenire oggi, non domani” a proporre risposte non solo è sbagliato,
ma rappresenterebbe anche una completa deresponsabilizzazione di tutti noi
genitori nei confronti dei nostri figli, un fallimento epocale.
La risposta non è univoca, non è
semplice, soprattutto non si può pensare che ogni piccola comunità pretenda di
avere una propria risposta, del tutto scollegata dalle altre. L’anelito all’autonomia assoluta ed
all’indipendenza nelle scelte cozza inevitabilmente con il fatto che un
problema globale va risolto ed affrontato in modo coordinato a livello globale.Siamo tutti abitanti di uno stesso
pianeta: quale sia la nostra città o stato di appartenenza nella lotta ai
cambiamenti climatici interessa davvero poco.
Se da una parte si può pensare di
intervenire sul “modello di consumo” (contrastando ad esempio l’utilizzo dei
prodotti monouso, spingendo verso una riduzione degli imballaggi e verso scelte
alimentari che siano indirizzate a un km zero vero, riducendo quindi i costi
energetici ed ambientali legati alla distribuzione), dall’altra inevitabilmente
non ci si può che affidare al progresso tecnologico ed alla ricerca.
Muoversi verso una società e, di
conseguenza, verso un’economia “low carbon” non può prescindere da investimenti
cospicui nel settore della ricerca
pubblica, sia per consentire di individuare le strategie più adatte per una
transizione energetica quanto meno lenta possibile, sia per guardare davvero al
futuro. Servono inoltre sistemi (agevolazioni, sgravi, finanziamenti) per
consentire al mondo dell’industria di riconvertirsi senza che si perdano posti
di lavoro. Tutto questo non dovrebbe
tradursi semplicemente in nuove tasse.
Il contrasto ai cambiamenti climatici va perseguito attraverso
progresso ed innovazione. Volendo
utilizzare due parole abusate, il contrasto ai cambiamenti climatici va
perseguito con progresso ed innovazione che siano “smart” e “sostenibili”. Va aggiunta una terza parola: etica. Non si può pensare di far tutto
questo senza che le scelte tecnologiche siano pervase da un’etica di fondo. Un
esempio su tutti: nel breve periodo si potrebbe ridurre il bilancio di
emissioni di CO2 banalmente (si tratta di tecnologie mature)
sostituendo ai combustibili fossili quelli derivati dalle cosiddette colture
energetiche. In tal modo sarebbe possibile utilizzare un combustibile “carbon
neutral”, in quanto nel suo ciclo vita, brevissimo, la pianta prima assorbe CO2
e poi la rilascia una volta diventata combustibile, senza attendere le ere
geologiche tipiche dei combustibili fossili. Ebbene, questa soluzione, seppur
molto utilizzata in alcuni contesti emergenti come il Brasile, non è eticamente
accettabile in quanto non è pensabile strappare terra alle coltivazioni alimentari
per produrre arbusti utili per far camminare automobili.
Non so nemmeno quanto sia etico
individuare come soluzione ai problemi energetici l’utilizzo del nucleare, in
quanto, seppur tale tecnologia non contribuisce alle emissioni in atmosfera di
gas serra o di inquinanti, di fatto si decide di demandare in tal modo alle
generazioni future il problema dell’inquinamento, lasciando loro un’eredità super
inquinante e pericolosa chiamata “scorie nucleari”.
A prescindere da quanto sia
“figo” o alla moda per chi fa ricerca nel settore pubblico o privato utilizzare
la parola “smart”, è indubbio che il significato intrinseco che essa racchiude
vada invece preso con serietà.
Per ridurre le emissioni di CO2
bisogna cambiare modo di “ottenere” energia, serve una visione diversa,
diametralmente opposta rispetto a quella attuale. Non basta dire che bisogna puntare al 100%
rinnovabile.
Oggi l’energia elettrica è
prodotta (il termine corretto sarebbe convertita… l’energia non si crea dal
nulla, ma si passa da una forma di energia ad un’altra) in grandi centrali,
viene immessa in rete e così distribuita a tutte le utenze. Questo
approccio non è adatto però ad utilizzare al meglio l’energia che viene dal
sole e quella del vento che, per definizione, sono fonti rinnovabili non
programmabili: basta una nuvola per azzerare l’energia proveniente da un
pannello fotovoltaico, basta un cambio di direzione del vento per ridurre
l’energia che viene ottenuta con una pala eolica. Una delle visioni del mondo della ricerca è
proprio incentrata sulla dislocazione sul territorio di tante piccole centrali
energetiche, integrate e smart: integrate, in quanto unione di più fonti – rinnovabili
(sole, vento, idraulica, biomasse) e non – e smart, in quanto le fonti
diversificate sono in rete fra loro ed accoppiate ad un impianto per l’accumulo
di energia (lo “storage” energetico) ed il tutto è gestito da un sistema di
controllo così da sopperire istantaneamente alle variazioni sia del meteo che
della richiesta dell’utenza. In tal modo
si va verso una produzione distribuita di energia, al limite con condomini o singole
abitazioni autosufficienti dal punto di vista energetico.
Dall’energia prodotta in pochi
luoghi ed immessa in rete all’ energia prodotta in tanti luoghi, con piccoli
impianti in grado però anche di conservare l’energia in eccesso ottenuta dalle
fonti rinnovabili attraverso i sistemi di accumulo più disparati, in modo da
utilizzarla all’occorrenza.
Una volta in grado di avere
energia pulita da fonti rinnovabili e di controllarne i flussi, si potrà
procedere a ripensare anche la mobilità, sostituendo le nostre auto a benzina
con quelle elettriche (che però senza fonti rinnovabili a fornire energia alle
loro batterie inquinano forse più di quelle tradizionali) o ibride (che hanno
solo il nome in comune con quelle attualmente circolanti, in quanto di
concezione del tutto innovativa) e riducendo drasticamente nelle città
l’utilizzo del veicolo privato a fronte di un sistema sostenibile ed efficiente
di trasporto pubblico locale integrato, comprensivo anche di mezzi elettrici
per singoli (monopattini, bici a pedalata assistita, etc.), utili per colmare
l’ultimo miglio da uno stazionamento di bus o stazione metro al luogo in cui ci
si deve recare.
Energia e mobilità sostenibili. La premessa necessaria a quanto
scritto poco sopra è che non esiste un modo per avere energia con un impatto
ambientale zero: qualsiasi sistema o impianto, motore o macchina ha un costo in
termini di energia e di inquinamento legato al proprio ciclo di vita
(costruzione – utilizzo – demolizione o smaltimento) ed ha un ulteriore impatto
legato alla stessa sua presenza sul territorio.
La comunità, valutati i pro e contro ben noti grazie alla ricerca ed
all’evidenza empirica dell’esperienza, dovrà scegliere di volta in volta quali
sistemi adottare per il proprio territorio, senza che alcun effetto NIMBY
(ovunque, ma non nel cortile di casa mia) possa sovrastare l’effetto degli
stessi sulla popolazione intera.
La riduzione delle emissioni di
gas serra e di inquinanti passa inevitabilmente anche per la riduzione ed un utilizzo diverso dei
rifiuti: all’ideale ridurre,
riutilizzare e riciclare va aggiunto un inevitabile trasformare in energia quel
che resta. Bruciare il rifiuto tal
quale è idea vecchia e superata: la priorità dev’essere quella di riciclare
quanto più possibile e di trasformare in combustibile quel che resta nel modo
meno impattante possibile. Ad esempio i rifiuti organici possono e devono
essere inviati a impianti di digestione mista anaerobica-aerobica e trasformati
in biogas (miscela di metano e CO2), diventando una fonte
rinnovabile di energia utilizzabile nella transizione energetica verso il 100%
rinnovabile. In alternativa si può
pensare a processi di gassificazione in grado di trasformare il rifiuto in un
combustibile gassoso sintetico.
Quel che è certo è che quanto per la società possa sembrare
futuro, spesso per il mondo della ricerca è passato o presente. La
difficoltà, probabilmente, sta nel capire quale sia la strada più adatta da
percorrere e quale visione adottare fra
le tante disponibili per risolvere il problema all’interno del sempre
fertile campo della ricerca scientifica internazionale. La
difficoltà sta principalmente nel capire quanto si vuole spendere in termini di
tempo, denaro e capitale umano per affrontare davvero questo problema.
Quale sarà la nostra risposta alle domande dei nostri figli?
Con il rientro dalle vacanze estive sono riemersi i “soliti” problemi legati alla gestione del ciclo dei rifiuti a Napoli. Probabilmente anche alla luce di alcuni rallentamenti nella raccolta degli ingombranti che si sono avuti nei mesi scorsi come conseguenza diretta degli incendi dolosi che hanno interessato alcuni siti privati di stoccaggio dei rifiuti, il sindaco di Napoli Luigi de Magistris ha deciso di intervenire contro gli incivili che sporcano la città e rallentano le operazioni di ASIA con un’ordinanza forte che impone:
aumento a 500 euro delle multe che riguardano tutta un serie di comportamenti illeciti riguardanti lo sversamento dei rifiuti
possibilità di sospendere e ritirare le licenze delle attività commerciali che mostrano comportamenti reiterati
multe da 25 a 500 euro per chi deposita i rifiuti nei cassonetti esterni fuori orario (non vale per le campane della differenziata, dato che in quel caso non c’è orario)
Pubblicazione sul sito del comune dei nomi di persone/ attività commerciali che si macchiano di grave e reiterate e violazioni
All’interno dell’ordinanza recante “Disposizioni urgenti per ridurre le criticità del ciclo rifiuti” il sindaco si è soffermato soprattutto su
deposito a suolo, vicino e/o lontano dai contenitori di raccolta;
conferimento dell’umido fuori orario, nonché in sacchetti non biodegradabili e compostabili;
illecito conferimento di rifiuti ingombranti, inerti, elettrodomestici ed apparecchiature elettriche ed elettroniche varie;
conferimento dei rifiuti nella frazione differenziata errata
chiedendo di:
1. di conferire le varie frazioni di rifiuto, secondo le corrette regole di differenziazione previste dal vigente regolamento comunale e, in caso di modello porta a porta, con esposizione dei bidoncini e/o sacchi secondo il calendario e gli orari previsti per ciascuna zona della città;
2. di conferire, nelle zone in cui è prevista la raccolta stradale, i rifiuti non riciclabili e la frazione organica negli appositi contenitori, in buste ben chiuse, esclusivamente dopo le ore 19,00 e fino alle ore 22,00. Restano ferme le deroghe in materia di orari di conferimento previste a favore di edifici scolastici, uffici pubblici e privati, persone di età superiore a 65 anni o disabili, imprese industriali ed artigianali, studi professionali ed esercizi commerciali, che potranno preventivamente richiedere specifica autorizzazione alla Municipalità di appartenenza, che di concerto con la Direzione Centrale Ambiente, Tutela del Territorio e del Mare e il gestore del servizio di raccolta e smaltimento, ne valuterà il rilascio;
3. di conferire, nelle zone in cui è prevista la raccolta stradale, i rifiuti riciclabili diversi dalla frazione organica, correttamente separati nelle differenti dotazioni stradali (campane/cassonetti per la raccolta differenziata) senza limiti di orario;
4. ai gestori di esercizi commerciali, pubblici esercizi, circoli, associazioni ed assimilati, di raccogliere, già all’interno dei locali adibiti all’attività, i rifiuti in forma differenziata;
5. agli organi accertatori, di inviare apposita segnalazione delle violazioni rilevate agli Uffici preposti a rilasciare l’autorizzazione o a ricevere la comunicazione di inizio attività, al fine di avviare, nei casi di gravi e/o reiterate violazioni, i procedimenti di sospensione o di revoca del titolo per l’esercizio dell’attività, ai sensi dell’art. 10 del TULPS, salvo il caso in cui il contravventore provveda immediatamente a ripristinare lo stato dei luoghi, fermo restando che è da intendersi “grave” ogni comportamento che violi contemporaneamente due o più prescrizioni previste dalla presente ordinanza.
In base a quanto disposto tutte le violazioni di seguito riportate saranno sanzionate con 500 euro di multa in base all’ordinanza sindacale 662 del 2018:
1 Conferimento rifiuti speciali non assimilati e pericolosi in contenitori o punti di accumulo destinati a Rifiuti Urbani Assimilati.
2 Immissione di imballaggi “terziari” di qualsiasi natura nel normale circuito di raccolta.
3 Utilizzo contenitori per conferimento materiali diversi da quelli a cui sono destinati.
4 Conferimento rifiuti sciolti ove previsto conferimento in sacchi chiusi. 5 Conferimento rifiuti in luoghi e modalità diverse da quelle previste.
6 Conferimento sacchi quando impediscono chiusura corretta contenitori e conferimento sacchi all’esterno dei contenitori.
7 Deposito dei sacchi condominiali non chiusi e in luogo diverso da quello indicato dal gestore del servizio.
8 Deposito rifiuti ingombranti nei contenitori presso di essi o comunque in luogo destinato al conferimento di altri rifiuti.
9 Conferimento di sostanze allo stato liquido, materiali in fase di combustione o che possano recare danno alle attrezzature ed ai mezzi di raccolta e trasporto.
10 Deposito di macerie provenienti da lavori edili all’interno o all’esterno dei contenitori destinati alla raccolta dei rifiuti urbani
11 Spostamento, manomissione, rottura, insudiciamento dei contenitori dei rifiuti urbani nonché affissione di manifesti o apposizione di scritte non autorizzate.
12 Produzione di impedimento o rallentamento del servizio di raccolta per parcheggio di veicoli a fianco o in prossimità di contenitori.
13 Conferimento di imballaggi cartacei da parte di utenze specifiche non piegati, non a bordo strada ed in orari e giorni diversi.
14 Conferimento di bottiglie di plastica, vetro e lattine nei contenitori per rifiuti indifferenziati, da parte di esercenti commerciali che somministrano bevande.
15 Mancato svuotamento dei contenitori in vetro e delle lattine prima del conferimento nel circuito di raccolta differenziata.
16 Conferimento di frazione organica sfusa negli appositi contenitori e/o modalità di conferimento diverse da quelle indicate dal gestore del servizio
17 Mancata pulizia delle aree interessate alle manifestazioni.
18 Trasferimento di rifiuti sulla pubblica via nell’esecuzione di operazioni di pulizia del suolo di pertinenza.
19 Mancata collocazione di cestelli per rifiuti minuti.
20 Dispersione sul suolo pubblico o affissione di volantini o simili sui veicoli in sosta sul suolo pubblico e/o mancata collocazione di contenitore.
21 Mancata pulizia del suolo occupato e dello spazio circostante, fino a non meno di m. 2, da parte di chiunque eserciti attività di qualsiasi specie, anche temporaneamente, mediante utilizzazione di strutture collocate, anche temporaneamente, su aree o spazi pubblici di uso pubblico.
22 Mancata pulizia dell’area in concessione e dello spazio circostante nei modi e nel tempo previsti da parte degli operatori dei mercati
23 Produzione di impedimento o rallentamento del servizio di pulizia ed igienizzazione delle aree mercatali a mezzo di parcheggio di veicoli a fianco od in prossimità di contenitori.
24 Imbrattamento delle strade a mezzo di deiezioni canine e mancata rimozione delle stesse.
25 Mancata pulizia dell’area durante l’occupazione e prima della restituzione, da parte di chi effettua attivitàed istituisce cantieri per la costruzione, il rifacimento, la ristrutturazione o la manutenzione di fabbricati e
opere in genere con occupazione di aree pubbliche o di uso pubblico.
26 Mancata pulizia durante l’uso e prima del rilascio dell’area occupata da parte di spettacoli viaggianti e lunapark.
27 Mancata raccolta differenziata dei rifiuti internamente ai locali adibiti ad esercizi commerciali, pubblici esercizi, circoli, associazioni ed assimilati.
Qualche giorno fa ho letto sul giornale che Napoli risultava essere fra le città più inquinate d’Europa in quanto a polveri sottili. Ricordando un minimo normativa e dati storici ufficiali pubblicati dall’ARPA, la cosa mi ha lasciato un po’ perplesso. Oggi è stato pubblicato il report annuale di Legambiente “Mal’aria 2018” da cui era stata tratta l’informazione.
Leggendo il report di Legambiente Napoli risulta fra le meno inquinate d’Italia e fra le più inquinate d’Europa allo stesso tempo. Come mai ?
PM10. La normativa prevede che “Il valore giornaliero di 50 µg/m³ non può essere superato più di 35 volte nell’ arco dell’anno civile”. Il report di Legambiente riporta pertanto l’elenco di tutte le città che hanno superato il limite delle 35 volte all’anno. Napoli in questa classifica delle città inquinate è al 35mo posto nel 2017, con una centralina che ha rilevato 43 sforamenti in un anno. Torino, Cremona, Alessandria, Padova, Pavia, Asti, Milano, Venezia, Frosinone, Lodi, Vicenza, Mantova e Brescia hanno avuto almeno IL DOPPIO degli sforamenti di Napoli, a cui si aggiungono un’altra ventina di città prima di arrivare nella lunga lista a Napoli.
OZONO. Napoli nella lista delle 44 città che hanno superato oltre il massimo consentito i livelli di ozono in atmosfera non si posiziona, semplicemente non figura affatto in quanto non ha superato il massimo previsto dalla normativa.
E allora ? Da dove arriva la notizia negativa sull’inquinamento?
Il report di Legambiente si chiude con un confronto fra diverse città europee riguardante il valore medio di concentrazione di PM10 nell’anno, un parametro di sicuro interesse.
Peccato che però i dati di riferimento siano del 2013! Nel database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Napoli risulta 20ma per quell’anno fra le 235 città italiane di ogni dimensione analizzate in quanto a valor medio di PM10 nell’anno, dopo Benevento, Salerno, Torino, Alessandria, Milano, Brescia, e tante altre località, un valore sicuramente più elevato di tante altre città europee, come appare nel report Legambiente. Un dato allarmante su cui riflettere.
Negli ultimi anni però – va sottolineato- in città i valori di PM10, quanto meno in termini di sforamento dei limiti consentiti da legge – si è ridotto notevolmente. Nel 2013 anno di riferimento della tabella gli sforamenti erano stati di gran lunga superiori rispetto agli ultimi anni: 120 in zona ferrovia. Nel 2012 erano stati 85. Nel 2014 però furono 40, nel 2015 75, nel 2016 58 e nel 2017 “solamente” 43″. Nel 2017, complici sicuramente vari fattori ambientali, gli sforamenti oltre il consentito da legge hanno riguardato una sola centralina e di “solo” 8 giorni. Si potrebbe discutere per giorni dell’adeguatezza del sistema di rilevamento e delle centraline ARPA. A parità però di fonte dei dati, l’unica fonte ufficiale, l’analisi è quella emersa qui: Napoli risulta nel 2017 molto meno inquinata di tante altre città italiane. NEl 2013 probabilmente risultò fra le più inquinate d’Europa, nel 2017 fra le meno inquinate d’Italia…
Con l’arrivo dell’autunno e del previsto aumento di sforamenti delle centraline ARPA per quanto concerne la concentrazione di PM10, come consuetudine è entrato in vigore il dispositivo di limitazione della circolazione veicolare per quanto riguarda i veicoli privati come misura di contenimento dell’inquinamento atmosferico. Il dispositivo è regolamentato dalla disposizione dirigenziale n. 4 del 27/09/2017.
I dati ARPA Campania relativi al monitoraggio della qualità dell’aria sono disponibili al seguente indirizzo http://www.arpacampania.it/consultazione-bollettini. Il provvedimento interviene solo su una parte delle cause di produzione di particolato (le auto), all’avvicinarsi della soglia prevista da legge di 35 sforamenti annuali massimi (si è a 27 per la centralina “Ferrovia“) in concomitanza del periodo di accensione dei riscaldamenti domestici (altra causa fra le principali di formazione di PM10 a Napoli)
A partire dal 2 ottobre 2017 e fino al 31 marzo 2018 sarà vietata la circolazione ai veicoli privati nei giorni di:
lunedì, mercoledì, venerdì dalle ore 9,00 alle 12,30 e dalle ore 14,30 alle 16,30
In deroga potranno circolare:
auto alimentate a GPLo metano
veicoli elettrici ad emissione nulla
autoveicoli omologati euro 4 e successivi (anche se adibiti a trasporto merci)
ciclomotori e motoveicoli a 4 tempi
i ciclomotori e i motoveicoli a 2 tempi omologati ai sensi della Direttiva 97/24
CE fase II, cap. 5 (detti euro 2) e successive
gli autoveicoli che trasportano diversamente abili con capacità di deambulazione
sensibilmente ridotta, muniti del tesserino regolarmente rilasciato dalla competente
Autorità
gli autoveicoli in regime di car pooling (ALMENO tre persone a bordo) se almeno euro 2
i veicoli dei titolari di attestato di certificazione energetica redatto ai sensi dell’art.
Il del D. Lgs. 192/2005 e successive modificazioni. (va richiesta la deroga)
I veicoli intestati E con a bordo cittadini residenti al di fuori della regione Campania
Resta confermato, per tutto l’anno, il divieto di circolazione per le auto ante direttiva 91/441 (euro 0) dalle ore 8.30 alle ore 18.30 di lunedì, mercoledì e venerdì su tutto il territorio cittadino.
Le limitazioni valgono ad eccezione della rete autostradale cittadina nei ratti ricadenti nel territorio del comune di Napoli: Tangenziale di Napoli; raccordo Al Napoli-Roma e A3 Napoli-Salerno; strada regionale ex SS n. 162 – raccordo viale Fulco di Calabria, e ad eccezione delle giornate festive e prefestive.
Il concorso Asdomar che metteva in palio 20.000 euro in attrezzature per l’area marina protetta più amata d’Italia si è concluso (qui la classifica finale) con la vittoria del parco sommerso della Gaiola di Napoli. Seconda l’area marina protetta di Punta Campanella. Al terzo posto un’altra area marina protetta campana, quella di Baia degli Infeschi. Quinto il parco sommerso di Baia.
Complimenti a quanti hanno trasformato un luogo un tempo semi abbandonato nell’area marina più amata d’Italia.
La stagione balneare sorrentina inizia fra i mille dubbi legati all’apertura degli storici stabilimenti balneari di San Francesco (Marina Piccola) ed una buona notizia: l’acqua di marina grande è balneabile. Dal 2011 al 2015 in troppi casi i prelievi dell’ARPA Campania avevano rilevato sforamento dei valori limite di Enterococchi intestinali ed Escherichia coli. Nel 2016 i prelievi non avevano evidenziato mare inquinato, consentendo il ritorno della balneabilità a marina grande ed anche il primo prelievo del 2017, dell’ 11 aprile, indica mare pulito. Acqua quindi balneabile, mare pulito, sperando che il primo temporale non porti con sé le storiche problematiche relative ai “troppo pieno” che da anni affliggono la penisola sorrentina e che le soluzioni adottate per riportare la balneabilità a marina grande “tengano”.
Una vigilia di Natale a piantare fiori nell’aiuola di piazza Carlo III in risposta ai vandali. La Napoli positiva risponde a quella narrata da Gomorra, tanti cittadini attivi rispondono a pochi deficienti.
L’altro giorno erano state “inaugurate” le aiuole di piazza Carlo III, un bel po’ di note di colore in attesa che cresca il verde seminato. Ieri pomeriggio l’atto vandalico: qualcuno aveva estirpato tutte le piantine appena messe ed aveva danneggiato la fontanella…
Un atto intimidatorio, violento, vergognoso.
Questa mattina la risposta dei napoletani: i cittadini attivi del comitato di Piazza Carlo III, la quarta municipalità (erano presenti Paola Pastorino e Stefano Capocelli oltre al presidente Perrella) ed il vicesindaco di Napoli Raffaele del Giudice (come sempre in prima linea in questi casi nel difendere la città) hanno tralasciato le tradizioni della vigilia per armarsi di buona volontà per piantare nuove piantine in sostituzioen di quelle strappate dai vandali e per aggiustare la fontanella danneggiata (che aveva causato l’allagamento di una delle aiuole).
Fotografie dai profili facebook di Stefano Maria Capocelli (22 dicembre) e della Quarta Municipalità
Il video girato ieri sera, con tutte le piantine strappate e gettate via:
Ancora un’estensione del porta a porta a Napoli. Con l’obiettivo di incrementare ancora la percentuale di raccolta differenziata, che ha raggiunto a settembre 2016 il 32%, in crescita costante negli ultimi 20 mesi, fino al 29 ottobre saranno consegnati gratuitamente a numerose famiglie residenti nel centro di Napoli i kit per la raccolta differenziata.
Come da comunicato ASIA le strade interessate sono tante, da corso Umberto I a via Medina, da piazza Bovio a piazza Municipio e piazza Matteotti, da via Depretis a via Diaz.
L’elenco delle strade è il seguente:
Calata Ospedaletto, Calata San Marco, Corso Umberto I, Largo Francesco Torraca, Piazza Francese, Piazza Giacomo Matteotti, Piazza Giovanni Bovio, Piazza Muncipio, Piazza Municipio, Rua Catalana, Supportico Fondo di Separazione, Via Agostino Depretis, Via Alcide De Gasperi, Via Armando Diaz, Via Augusto Witting, Via Bracco, Via Camillo Boldoni, Via Cardinale Guglielmo Sanfelice, Via Cesare Battisti, Via Conte Olivares, Via Cristoforo Colombo, Via degli Spadari, Via dei Fiorentini, Via dei Griffi, Via del Chiostro, Via del Maio di Porto, Via della Incoronata, Via Enrico Toti, Via Ferdinando Del Carretto, Via Flavio Gioia, Via Giambattista Basile, Via Guantai Nuovi, Via Guglielmo Melisurgo, Via Guglielmo Oberdan, Via Guglielmo Sanfelice, Via Loggia dei Pisani Via Marchese Campodisola, Via Matteo Schilizzi, Via Maurizio Capuano, Via Medina, Via Miguel de Cervantes Saavedra, Via Monserrato, Via Oronzio Massa, Via Ponte di Tappia, Via Potenza, Via Roberto Bracco, Via Salvatore Fusco, Via San Bartolomeo, Via San Giacomo, Via San Tommaso d’Aquino, Via Shelley, Via Stendhal, Via Umberto Giordano, Via Vincenzo Russo, Via Wolfgang Goethe, Vico dei Greci, Vico della Graziella, Vico Flavio Gioia, Vico Freddo a Rua Catalana, Vico Medina, Vico Piazza Nuova, Vico Secondo San Nicola alla Dogana ,Vico Venafro
Ogni singolo kit è costituito da una biopattumiera di colore marrone, un rotolo di buste per l’umido, il nuovo calendario della raccolta differenziata, un volantino con le indicazioni per una corretta raccolta differenziata e il depliant con l’ubicazione e gli orari di apertura e chiusura delle Isole Ecologiche.
A Napoli si torna a discutere di rifiuti e Napoli. Non si tratta però di discariche né di emergenze. E’ il momento infatti di interventi strutturali che consentano da una parte di incrementare la percentuale di raccolta differenziata, dall’altra di ridurre i costi del ciclo di rifiuti.
In tale ottica è di importanza fondamentale costruire impianti di compostaggio. Il comune di Napoli, in risposta ad un avviso di manifestazione di interesse pubblicato qualche mese fa dalla regione Campania, ha dato disponibilità per costruire due impianti basati sulla digestione anaerobica della frazione umida del rifiuto solido urbano, al fine da ottenere a valle del trattamento un biogas da utilizzare come combustibile oltre al compost.
Il biogas è in massima parte composto da metano ed anidride carbonica, con percentuali variabili in base anche alla tipologia di biomassa introdotta nel sistema. In genere un biogas è composto per il 60/70% da metano e per il 40/30% da anidride carbonica. Qualsiasi scenario che preveda nel medio periodo la conversione di energia elettrica quanto più possibile da fonti rinnovabili non può prescindere dall’utilizzo di biomasse come fonte energetica primaria ed in tale contesto il biogas è certamente uno dei combustibili derivati da biomasse più facilmente sfruttabile e che comporta minori emissioni inquinanti.
Il biogas prodotto dal digestore anaerobico può essere utilizzato in loco, in impianti per la produzione di energia, recuperando anche parte del cascame termico per alimentare energeticamente il processo di ottenimento del combustibile stesso, oppure stoccato per essere utilizzato per il trasporto urbano (bus a biogas / metano) e/o immesso in rete.
Impianti il cui ciclo di trattamento della frazione organica non comporta odori (è in assenza di ossigeno…anaerobico appunto), porta al ridurre notevolmente il costo di smaltimento dei rifiuti, consente l’incremento del porta a porta e di ridurre il consumo di combustibili tradizionali attraverso l’adozione del biogas prodotto.. what else?
Sulla carta chiunque si dirà favorevole ad un impianto di compostaggio (magari si potrà discutere sulla tipologia… ).
Nella pratica tutti saranno favorevoli a patto che non venga fatto nel proprio quartiere.
Verranno addotte motivazioni più o meno gravi, più o meno importanti.
Si chiama effetto NIMBY (Not In My Back Yard) ed è un grosso limite ad ogni forma di partecipazione democratica dal basso, il guardare in modo prioritario alla tutela del proprio orticello invece che al bene comune della cittadinanza.
Per questo motivo alcune decisioni devono essere prese a livello centrale e non possono passare per alcun tipo di veto da parte di comitati o assemblee popolari di quartiere.
Si può e deve però fare in modo che il percorso sia condiviso, bisogna puntare sulla comunicazione corretta, sensibilizzare la cittadinanza, far sì che si abbia piena contezza del cosa si stia facendo e del perché nonché delle motivazioni che abbiano spinto a scegliere un luogo rispetto ad un altro, il cortile di casa di Tizio rispetto a quello di Caio.