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Contrasto ai cambiamenti climatici: la visione di un ricercatore

26 giovedì Set 2019

Posted by Fabrizio Reale in ambiente

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ambiente, cambiamenti climatici, energia, energia pulita, energia rinnovabile, gas serra, greta, inquinamento, ricerca

Un’intera generazione di giovani, Greta Thunberg in testa, sta ponendo a noi adulti tutti una domanda sul come intervenire per mitigare gli effetti dei gas serra e dell’inquinamento sui cambiamenti climatici.  Pretendere che siano stesso loro, che stanno urlando dalle piazze, con rabbia e forza, un “bisogna intervenire oggi, non domani” a proporre risposte non solo è sbagliato, ma rappresenterebbe anche una completa deresponsabilizzazione di tutti noi genitori nei confronti dei nostri figli, un fallimento epocale.

La risposta non è univoca, non è semplice, soprattutto non si può pensare che ogni piccola comunità pretenda di avere una propria risposta, del tutto scollegata dalle altre. L’anelito all’autonomia assoluta ed all’indipendenza nelle scelte cozza inevitabilmente con il fatto che un problema globale va risolto ed affrontato in modo coordinato a livello globale. Siamo tutti abitanti di uno stesso pianeta: quale sia la nostra città o stato di appartenenza nella lotta ai cambiamenti climatici interessa davvero poco. 

Se da una parte si può pensare di intervenire sul “modello di consumo” (contrastando ad esempio l’utilizzo dei prodotti monouso, spingendo verso una riduzione degli imballaggi e verso scelte alimentari che siano indirizzate a un km zero vero, riducendo quindi i costi energetici ed ambientali legati alla distribuzione), dall’altra inevitabilmente non ci si può che affidare al progresso tecnologico ed alla ricerca.

Muoversi verso una società e, di conseguenza, verso un’economia “low carbon” non può prescindere da investimenti cospicui nel settore della ricerca pubblica, sia per consentire di individuare le strategie più adatte per una transizione energetica quanto meno lenta possibile, sia per guardare davvero al futuro. Servono inoltre sistemi (agevolazioni, sgravi, finanziamenti) per consentire al mondo dell’industria di riconvertirsi senza che si perdano posti di lavoro.  Tutto questo non dovrebbe tradursi semplicemente in nuove tasse.

Il contrasto ai cambiamenti climatici va perseguito attraverso progresso ed innovazione.  Volendo utilizzare due parole abusate, il contrasto ai cambiamenti climatici va perseguito con progresso ed innovazione che siano “smart” e “sostenibili”.  Va aggiunta una terza parola: etica. Non si può pensare di far tutto questo senza che le scelte tecnologiche siano pervase da un’etica di fondo. Un esempio su tutti: nel breve periodo si potrebbe ridurre il bilancio di emissioni di CO2 banalmente (si tratta di tecnologie mature) sostituendo ai combustibili fossili quelli derivati dalle cosiddette colture energetiche. In tal modo sarebbe possibile utilizzare un combustibile “carbon neutral”, in quanto nel suo ciclo vita, brevissimo, la pianta prima assorbe CO2 e poi la rilascia una volta diventata combustibile, senza attendere le ere geologiche tipiche dei combustibili fossili. Ebbene, questa soluzione, seppur molto utilizzata in alcuni contesti emergenti come il Brasile, non è eticamente accettabile in quanto non è pensabile strappare terra alle coltivazioni alimentari per produrre arbusti utili per far camminare automobili.

Non so nemmeno quanto sia etico individuare come soluzione ai problemi energetici l’utilizzo del nucleare, in quanto, seppur tale tecnologia non contribuisce alle emissioni in atmosfera di gas serra o di inquinanti, di fatto si decide di demandare in tal modo alle generazioni future il problema dell’inquinamento, lasciando loro un’eredità super inquinante e pericolosa chiamata “scorie nucleari”.

A prescindere da quanto sia “figo” o alla moda per chi fa ricerca nel settore pubblico o privato utilizzare la parola “smart”, è indubbio che il significato intrinseco che essa racchiude vada invece preso con serietà.

Per ridurre le emissioni di CO2 bisogna cambiare modo di “ottenere” energia, serve una visione diversa, diametralmente opposta rispetto a quella attuale.  Non basta dire che bisogna puntare al 100% rinnovabile.

Oggi l’energia elettrica è prodotta (il termine corretto sarebbe convertita… l’energia non si crea dal nulla, ma si passa da una forma di energia ad un’altra) in grandi centrali, viene immessa in rete e così distribuita a tutte le utenze.   Questo approccio non è adatto però ad utilizzare al meglio l’energia che viene dal sole e quella del vento che, per definizione, sono fonti rinnovabili non programmabili: basta una nuvola per azzerare l’energia proveniente da un pannello fotovoltaico, basta un cambio di direzione del vento per ridurre l’energia che viene ottenuta con una pala eolica.  Una delle visioni del mondo della ricerca è proprio incentrata sulla dislocazione sul territorio di tante piccole centrali energetiche, integrate e smart: integrate, in quanto unione di più fonti – rinnovabili (sole, vento, idraulica, biomasse) e non – e smart, in quanto le fonti diversificate sono in rete fra loro ed accoppiate ad un impianto per l’accumulo di energia (lo “storage” energetico) ed il tutto è gestito da un sistema di controllo così da sopperire istantaneamente alle variazioni sia del meteo che della richiesta dell’utenza.  In tal modo si va verso una produzione distribuita di energia, al limite con condomini o singole abitazioni autosufficienti dal punto di vista energetico.

Dall’energia prodotta in pochi luoghi ed immessa in rete all’ energia prodotta in tanti luoghi, con piccoli impianti in grado però anche di conservare l’energia in eccesso ottenuta dalle fonti rinnovabili attraverso i sistemi di accumulo più disparati, in modo da utilizzarla all’occorrenza.

Una volta in grado di avere energia pulita da fonti rinnovabili e di controllarne i flussi, si potrà procedere a ripensare anche la mobilità, sostituendo le nostre auto a benzina con quelle elettriche (che però senza fonti rinnovabili a fornire energia alle loro batterie inquinano forse più di quelle tradizionali) o ibride (che hanno solo il nome in comune con quelle attualmente circolanti, in quanto di concezione del tutto innovativa) e riducendo drasticamente nelle città l’utilizzo del veicolo privato a fronte di un sistema sostenibile ed efficiente di trasporto pubblico locale integrato, comprensivo anche di mezzi elettrici per singoli (monopattini, bici a pedalata assistita, etc.), utili per colmare l’ultimo miglio da uno stazionamento di bus o stazione metro al luogo in cui ci si deve recare.  

Energia e mobilità sostenibili. La premessa necessaria a quanto scritto poco sopra è che non esiste un modo per avere energia con un impatto ambientale zero: qualsiasi sistema o impianto, motore o macchina ha un costo in termini di energia e di inquinamento legato al proprio ciclo di vita (costruzione – utilizzo – demolizione o smaltimento) ed ha un ulteriore impatto legato alla stessa sua presenza sul territorio.  La comunità, valutati i pro e contro ben noti grazie alla ricerca ed all’evidenza empirica dell’esperienza, dovrà scegliere di volta in volta quali sistemi adottare per il proprio territorio, senza che alcun effetto NIMBY (ovunque, ma non nel cortile di casa mia) possa sovrastare l’effetto degli stessi sulla popolazione intera.

La riduzione delle emissioni di gas serra e di inquinanti passa inevitabilmente anche per la riduzione ed un utilizzo diverso dei rifiuti: all’ideale ridurre, riutilizzare e riciclare va aggiunto un inevitabile trasformare in energia quel che resta.  Bruciare il rifiuto tal quale è idea vecchia e superata: la priorità dev’essere quella di riciclare quanto più possibile e di trasformare in combustibile quel che resta nel modo meno impattante possibile. Ad esempio i rifiuti organici possono e devono essere inviati a impianti di digestione mista anaerobica-aerobica e trasformati in biogas (miscela di metano e CO2), diventando una fonte rinnovabile di energia utilizzabile nella transizione energetica verso il 100% rinnovabile.  In alternativa si può pensare a processi di gassificazione in grado di trasformare il rifiuto in un combustibile gassoso sintetico.  

Quel che è certo è che quanto per la società possa sembrare futuro, spesso per il mondo della ricerca è passato o presente. La difficoltà, probabilmente, sta nel capire quale sia la strada più adatta da percorrere e quale visione adottare fra le tante disponibili per risolvere il problema all’interno del sempre fertile campo della ricerca scientifica internazionale.   La difficoltà sta principalmente nel capire quanto si vuole spendere in termini di tempo, denaro e capitale umano per affrontare davvero questo problema. 

Quale sarà la nostra risposta alle domande dei nostri figli?

Fabrizio Reale

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Napoli fra le città più inquinate d’Europa o fra le meno inquinate d’Italia?

29 lunedì Gen 2018

Posted by Fabrizio Reale in ambiente, Napoli

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ambiente, inquinamento Napoli, mal'aria 2018 legambiente, PM10, report inquinamento Napoli, traffico a Napoli

Napoli, 29 gennaio 2018

Qualche giorno fa ho letto sul giornale che Napoli risultava essere fra le città più inquinate d’Europa in quanto a polveri sottili.   Ricordando un minimo normativa e dati storici ufficiali pubblicati dall’ARPA, la cosa mi ha lasciato un po’ perplesso.   Oggi è stato pubblicato il report annuale di Legambiente “Mal’aria 2018” da cui era stata tratta l’informazione.

Leggendo il report di Legambiente Napoli risulta fra le meno inquinate d’Italia e fra le più inquinate d’Europa allo stesso tempo.   Come mai ?

PM10. La normativa prevede che “Il valore giornaliero di 50 µg/m³ non può essere superato più di 35 volte nell’ arco dell’anno civile”.  Il report di Legambiente riporta pertanto l’elenco di tutte le città che hanno superato il limite delle 35 volte all’anno.  Napoli in questa classifica delle città inquinate è al 35mo posto nel 2017, con una centralina che ha rilevato 43 sforamenti in un anno.  Torino, Cremona, Alessandria, Padova, Pavia, Asti, Milano, Venezia, Frosinone, Lodi, Vicenza, Mantova e Brescia hanno avuto almeno IL DOPPIO degli sforamenti di Napoli, a cui si aggiungono un’altra ventina di città prima di arrivare nella lunga lista a Napoli.

OZONO.   Napoli nella lista delle 44 città che hanno superato oltre il massimo consentito i livelli di ozono in atmosfera non si posiziona, semplicemente non figura affatto in quanto non ha superato il massimo previsto dalla normativa.

E allora ? Da dove arriva la notizia negativa sull’inquinamento?  

Il report di Legambiente si chiude con un confronto fra diverse città europee riguardante il valore medio di concentrazione di PM10 nell’anno, un parametro di sicuro interesse.

Legambiente ha preso a riferimento 20 grandi e medie città d’Europa e fatto un confronto, partendo da un’elaborazione pubblicata su dati WHO, in particolare a partire dall’ Ambient Air Pollution Database.

Peccato che però i dati di riferimento siano del 2013!  Nel database dell’Organizzazione Mondiale della Sanità Napoli risulta 20ma per quell’anno fra le 235 città italiane di ogni dimensione analizzate in quanto a valor medio di PM10 nell’anno, dopo Benevento, Salerno, Torino, Alessandria, Milano, Brescia, e tante altre località, un valore sicuramente più elevato di tante altre città europee, come appare nel report Legambiente. Un dato allarmante su cui riflettere.

Negli ultimi anni però – va sottolineato- in città i valori di PM10, quanto meno in termini di sforamento dei limiti consentiti da legge – si è ridotto notevolmente.  Nel 2013 anno di riferimento della tabella gli sforamenti erano stati di gran lunga superiori rispetto agli ultimi anni: 120 in zona ferrovia.  Nel 2012 erano stati 85.  Nel 2014 però furono 40, nel 2015 75, nel 2016 58 e nel 2017 “solamente” 43″.   Nel 2017, complici sicuramente vari fattori ambientali, gli sforamenti oltre il consentito da legge hanno riguardato una sola centralina e di “solo” 8 giorni.   Si potrebbe discutere per giorni dell’adeguatezza del sistema di rilevamento e delle centraline ARPA. A parità però di fonte dei dati, l’unica fonte ufficiale, l’analisi è quella emersa  qui:  Napoli risulta nel 2017 molto meno inquinata di tante altre città italiane.   NEl 2013 probabilmente risultò fra le più inquinate d’Europa, nel 2017 fra le meno inquinate d’Italia…

fonti:

Fai clic per accedere a malaria_2018.pdf

http://www.who.int/phe/health_topics/outdoorair/databases/cities/en/

http://www.arpacampania.it/web/guest/55

La Campania è senz’acqua: gestire l’emergenza idrica pensando al futuro

16 venerdì Giu 2017

Posted by Fabrizio Reale in acqua bene comune, Napoli

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acqua bene comune, ambiente, crisi idrica, emergenza idrica

acqua

Napoli, 16 giugno 2017

Se le condizioni meteo non cambieranno, se non arriverà, abbondante, la pioggia, la Campania e più in generale il Sud Italia si appresta ad affrontare una delle più importanti emergenze idriche degli ultimi due/tre lustri (problemi già emersi in Cilento, a Ischia e nella zona Flegrea ma anche in altre zone della Campania).

Per quanto riguarda la città metropolitana di Napoli, già da diverse settimane la giunta regionale della Campania  ( nota prot. 0376093/2017 ) ha comunicato ai comuni di Afragola, Arzano, Casavatore, Cardito, Casoria, Bacoli, Calvizzano, Giugliano in Campania, Marano di Napoli, Mugnano di Napoli, Melito di Napoli, Monte di Procida, Pozzuoli, Qualiano, Quarto e Villaricca che sarebbe stato necessario procedere con una riduzione della portata volumetrica d’acqua del 20- 30% nelle ore notturne.    Già da diverse settimane i comuni dell’isola d’Ischia affrontano le problematiche relative ad una riduzione notevole della portata d’acqua in corrispondenza dell’inizio della stagione balneare (e quindi dell’incremento di popolazione sull’isola).

Alle condizioni climatiche che hanno portato ad una riduzione delle portate disponibili alle sorgenti e fonti utilizzate dal sistema idrico campano, si aggiungono problemi strutturali e gestionali che non sono stati affrontati per anni.

Se infatti Napoli è esempio virtuoso grazie alle eccellenze storicamente riconosciute dell’azienda pubblica ABC sia per quanto riguarda la percentuale di perdite (leggermente al di sotto della media nazionale) che per quanto riguarda il sistema di controllo e gestione delle risorse idriche (oltre che per la qualità stessa dell’acqua fornita alla popolazione), altrove non è così: esistono troppe realtà con perdite della rete idrica fra il 50 e il 60%, esistono troppe realtà con un numero impensabile di allacci abusivi, esistono soprattutto comuni anche con decine e decine di migliaia di abitanti che non hanno un proprio serbatoio.

Ora è il caso di gestire l’emergenza e Napoli, pur non essendo ancora in emergenza grazie all’efficienza della propria rete, sta facendo la propria parte  (il solo acquedotto campano ha ridotto la portata per Napoli di 200 l/s, a cui vanno aggiunte le riduzioni legate all’acquedotto del Serino) … considerando che le condotte sottomarine possono portare a Ischia 330 l/s è chiaro quanto la città di Partenope stia contribuendo per minimizzare l’emergenza.

Sarà importante far comprendere a tutti i cittadini che l’acqua è un bene prezioso e che va preservata in modo semplice ma efficace, riducendo gli sprechi.

Riprendo in tal senso un decalogo del risparmio idrico presente sul sito della Regione Emilia Romagna (che vale SEMPRE e non per l’emergenza, che impone misure più drastiche come il divieto di utilizzare acqua potabile per innaffiare giardini ed aiuole appena varato dal comune di Quarto):

1. Quando ti lavi i denti usa un bicchiere, ma soprattutto apri il rubinetto esclusivamente per bagnare e sciacquare lo spazzolino: consumerai solo 2 1itri d’acqua. Non lasciare scorrere l’acqua, ne consumeresti almeno 9 litri.

2. Chiudi il rubinetto quando ti insaponi. Non aprire completamente il rubinetto quando lavi le mani: basta un filo d’acqua. Quando il tuo papà si rade la barba digli di riempire una bacinella: in questo modo consumerà solo 4 litri d’ acqua.

3. Installa gli aeratori ai rubinetti. Si tratta di dispositivi che riducono della metà il flusso dell’acqua. Incredibilmente, sebbene il flusso sia ridotto, il getto sembrerà più forte poiché l’ aria viene mescolata con l’ acqua in uscita. Si potranno ridurre fino a oltre 1.000 litri al mese i consumi di una famiglia composta da 4 persone. Un aeratore a basso flusso costa poco (circa 3 – 4 euro) e si può trovare in qualsiasi negozio di ferramenta o materiale idraulico.

4. Non stare sotto la doccia a lungo e non riempire troppo la vasca da bagno. Per la doccia si consumano in media 30-50 litri, mentre per il bagno quasi 150 litri. Nella doccia sarebbe opportuno installare un aeratore.

5. Attenzione ai rubinetti che gocciolano: falli riparare subito, altrimenti sprecherai 5 litri di acqua al giorno.

6. Non lavare la frutta sotto l’acqua corrente: basta riempire una bacinella Non aprire a lungo il rubinetto per avere l’ acqua più fresca: basta tenere due bottiglie in frigorifero.

7. I piatti e le stoviglie possono essere lavati riempiendo un catino: si consumeranno solo circa 20 litri d’acqua, risparmiando 90 litri. Ricordati che anche l’acqua di cottura della pasta va benissimo per lavare i piatti.

8. Fai funzionare gli elettrodomestici, lavatrice e lavastoviglie, solo a pieno carico, scegli il programma “economico”; non usare il prelavaggio per i programmi a 90° C e ricorda: la lavatrice impiega da 90 a 160 litri per ogni ciclo di lavaggio.

9. Se hai un giardino ricorda che in estate è bene irrigare le piante al mattino presto o di sera: così eviti che l’acqua evapori prima di raggiungere le radici. I fiori vanno bagnati con gli innaffiatoi e non con il tubo di gomma. Per arbusti e piante si possono utilizzare gli impianti a doccia: si immettono piccole quantità d’acqua, ma con ritmo costante. Evita di innaffiare oltre misura, ma solo quando ce n’è bisogno. Lascia le foglie tagliate sul terreno, in modo da prevenire, nei periodi di siccità, l’inaridimento del prato. Questo accorgimento diminuirà l’impiego di acqua per irrigarlo.

10. È meglio lavare le automobili in una stazione self-service, perché si risparmia molta acqua. Lavandola con un tubo di gomma si consumano più di 400 litri.

____

In fotografia acqua che sgorga dalle fonti del Gari all’interno del territorio comunale di Cassino, una delle fonti di approvvigionamento del sistema idrico campano.

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