Napoli, 6 gennaio 2015 #5
Pino era intriso di melodie partenopee, Pino era l’essenza di Napoli, città che amava e odiava in un conflitto amoroso eterno ( ne’ con te, ne’ senza di te) ma che negli ultimi anni aveva trovato pace. (Fiorella Mannoia, pagina facebook)
Dopo una giornata di inutili polemiche, dopo aver assistito a diatribe fra i familiari di Pino Daniele sulla scelta di far celebrare i funerali a Roma, dopo la notizia di una seconda cerimonia (pare una messa in suffragio) indicata primaalle 17,00 a Santa Chiara, e poi confermata alle 19,00 a San Francesco di Paola (Piazza del Plebiscito), ci voleva un’immagine per placare gli animi dei tanti che son rimasti basiti e tristi alla notizia della morte di Piano Daniele, come quella pubblicata su facebook (flash mob per Pino Daniele, foto) dal fotografo Sergio Siano:
Migliaia e migliaia di persone, tantissime luci accese in un flash mob per ricordare Pino Daniele, per riconciliare, qualora ve ne fosse bisogno, Napoli ed un suo figlio.
Pino Daniele è entrato a far parte di diritto e senza alcuna remora nell’ Olimpo dei personaggi che hanno segnato artisticamente il XX secolo (in particolare dal secondo dopoguerra in poi) di Napoli, insieme ad altri grandi come Eduardo, Totò e Massimo Troisi, con il quale condivise malattia, profonda amicizia e proficua collaborazione. Cantò la rabbia di una generazione che voleva rilanciare Napoli, che non si arrendeva a vederla “carta sporca”, eppure alla fine da Napoli andò via, come capitò a tanti.
Nessuno ha il diritto di criticare le scelte di un figlio, Pino Daniele aveva scelto Roma prima e la Toscana poi come rifiugio, i suoi figli sono romani e non napoletani, eppure a Napoli aveva lasciato tanto, non solo i fratelli ed i parenti, molti dei quali ancora vivono per le strade ed i vicoli che avevano accompagnato l’infanzia del giovane Pino Daniele: Santa Maria la Nova, San Giovanni Maggiore Pignatelli, santa Chiara, proprio dove domani verrà celebrato un “secondo rito funebre”. Pino Daniele era rimasto napoletano nell’anima, anche se ad un certo punto aveva ridotto l’uso della lingua napoletana, da lui magistralmente mescolata con ritmi e parole provenienti da oltreoceano.
Se colpiscono le vuote parole di Salvini e la retorica fuori luogo di Gad Lerner, devono restare impresse nella memoria le parole di Fiorella Mannoia, che in poche righe ha saputo riassumere la complessità del rapporto che Pino Daniele aveva con Napoli.
Resterà sempre nei nostri cuori!
Ciao Guaglio’