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Le catacombe di San Gennaro (galleria fotografica)

20 lunedì Nov 2017

Posted by Fabrizio Reale in monumenti di Napoli, Napoli

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archeologia a Napoli, area archeologica, Capodimonte, catacombe, catacombe di San Gennaro, fotografie di Napoli, immagini di Napoli, Sanità

catacombe di san gennaro affresco Theotecnus, Ilaritas e Nonnosa.
catacombe di san gennaro con affresco fisheye
catacombe di san gennaro fisheye
catacombe di san gennaro4
catacombe di san gennar3

Napoli, 18 novembre 2017

Non ero mai entrato all’interno delle Catacombe di San Gennaro, un tempo aperte solo sporadicamente ma negli ultimi 10 anni sempre più al centro dei percorsi turistico-culturali partenopei grazie all’intraprendenza dei giovani napoletani della cooperativa sociale La Paranza. Stando a quanto si apprende dal sito delle catacombe di Napoli (oltre a quella di San Gennaro la cooperativa gestisce anche quella di San Gaudioso, accessibile dall’interno della basilica di Santa Maria della Sanità) le catacombe di San Gennaro sono passate dai 5000 visitatori del 2006 agli 80.000 del 2016, con il 2017 che chiuderà con il nuovo record di visite.  Il percorso è di grandissimo interesse e viene percorso – per chi accede dall’ingresso principale situato lungo via Capodimonte (a pochi metri dalla basilica di santa Maria Maggiore del Buon Consiglio) a ritroso nel tempo dalla zona più “nuova”, risalente al VI secolo d.C. scendendo per altri due livelli giù fino al nucleo originario, a partire da una tomba pagana romana.   Sono diversi gli elementi che attirano l’attenzione, al di là dell’enorme quantitativo di tombe di ogni tipo, scavate nel tufo di lato o a terra.  Fra questi balza all’occhio l’affresco raffigurante una famiglia defunta: padre, madre e figlia, Theotecnus, Ilaritas e Nonnosa.  Guardando attentamente si possono notare tre strati differenti di affresco, come se fosse stato rifatto aggiungendo di volta in volta una persona della famiglia, a partire dalla prima defunta, la piccola Nonnosa.

catacombe di san gennaro6
catacombe di san gennaro 5
tomba di san gennaro catacombe napoli
catacombe di san gennaro basilica e cripta vescovi
catacombe di san gennaro2

Addentrandosi per il percorso si attraversa una prima, maestosa, basilica ipogea (VI sec) scavata nel tufo,  dalla quale si accede attraverso tre grandi archi,  cui segue una seconda basilica nota come la cripta dei Vescovi (V sec) anche a causa delle raffigurazioni dei primi 14 vescovi napoletani. In questa zona vi è, ad un livello inferiore, la tomba di San Gennaro (uno dei diversi luoghi, il più famoso probabilmente, in cui trovarono sepoltura nei secoli i resti del santo patrono di Napoli).  Scendendo verso il livello più basso si passa per una zona i cui affreschi sono ancora ben riconoscibili.

catacombe di san gennaro affresco3
catacombe di san gennaro affresco2
catacombe di san gennaro affresco1

Scendendo ulteriormente, dopo il passaggio obbligato all’interno della basilica di San Gennaro extra-moenia (oramai si è in piena Sanità, all’interno dell’Ospedale San Gennaro), si può ammirare il primo livello delle catacombe, il più antico, risalente al II secolo d.C.   Al suo interno vi è la basilica di Sant’Agrippino, sesto vescovo di Napoli e fra i primi patroni della città, con un altare paleocristiano.  Accanto dal vestibolo che conserva ancora ampie tracce della struttura originaria romana, con affreschi, si diramano le gallerie del percorso iniziale delle catacombe: un enorme tunnel le cui diramazioni sono piene di tombe, diverse delle quali ancora affrescate.

tomba paleocristiana catacombe di san gennaro
catacombe di san gennaro livello inferiore
catacombe di san gennaro1
catacombe di san gennaro primo livello
basilica di sant'agrippino catacombe di san gennaro

Anche se già presente nel percorso partenopeo del “grand tour”, una prima guida delle catacombe di San Gennaro fu realizzata nel 1839, Guida delle catacombe di SAn Gennaro del canonico Andrea de Jorio (1839)  

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Fra sepolture, strade medievali e resti romani… sotto la chiesa dei Santi Filippo e Giacomo

25 sabato Mar 2017

Posted by Fabrizio Reale in monumenti di Napoli, Napoli

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Tag

archeologia nascosta a Napoli, area archeologica, chiesa dei santi Filippo e Giacomo, chiese di Napoli, cripta, stratificazione

chiesa dei santi filippo e giacomo interno napoli
corridoio fra due palazzi chiesa santi filippo e giacomo
altare ligneo sacrestia vecchia chiesa santi filippo e giacomo

Napoli, 22 marzo 2017

Nonostante la posizione privilegiata, in pieno decumano inferiore, la chiesa dei santi Filippo e Giacomo è meno conosciuta di altre della zona e necessiterebbe di maggiore attenzione e di più di un intervento  (ad esempio per quanto riguarda l’illuminazione). Ricca di storia ed opere d’arte, essendo la chiesa dell’arte della seta in quanto voluta e finanziata dai potenti consoli della seta, la chiesa nasconde anche alcuni tesori riscoperti solo di recente e fruibili grazie all’opera dell’associazione culturale Respiriamo Arte, che organizza apposite visite guidate di sabato e domenica.

Tralasciando quindi la descrizione della parte sempre accessibile della chiesa, sorvolando sul fatto che solo il visitatore più attento noterà che le due statue poste all’ingresso della chiesa sono opera di quel Sanmartino famosissimo per il Cristo Velato,  in questo breve reportage fotografico sono riportati luoghi che solo in pochissimi hanno visitato: le cripte ipogee utilizzate dalla corporazione della seta per dare degna sepoltura agli artigiani non ricchi, i resti archeologici che mostrano una volta in più la profonda stratificazione tipica del centro antico partenopeo, la sacrestia vecchia e le parti di raccordo fra gli ambienti del complesso monumentale.

cripta della chiesa dei santi filippo e giacomo napoli
maioliche chiesa santi filippo e giacomo
affresco cinquecento chiesa precedente santi filippo e giacomo

La visita guidata consente di toccare con mano le modifiche all’assetto urbano a cavallo del ‘500, allorquando i consoli della seta ebbero la necessità di costruire una chiesa fronte strada collegata al conservatorio (un luogo in cui le figlie povere degli artigiani della seta avevano concreta possibilità di “conservarsi”, di imparare l’arte della seta e di procurarsi attraverso il lavoro all’interno della struttura una dote per il futuro matrimonio).  Ed ecco che le tracce del passato, simboli della stratificazione tipica dell’assetto urbanistico partenopeo, fuoriescono all’improvviso: il vicoletto che divideva il palazzo del conservatorio (attualmente la scuola Confalonieri) ed il palazzo medievale divenne parte della chiesa, un corridoio… solo i montanti in pietra dei vecchi balconi dei palazzi ricordano che quel corridoio era un vicoletto…

reperti archeologici chiesa santi filippo e giacomo
pavimento medievale su muro romano
pavimento medievale su muro romano chiesa santi filippo e giacomo

Un po’ più in là, da un cortile in mezzo ai palazzi, si accede prima ad un pezzo di strada medievale e poi, guardando un po’ più sotto, a quel che resta di una costruzione di epoca romana, una domus probabilmente.  Perché il cortile ancora oggi utilizzato poggia sopra la strada ed il cortile del palazzo medievale, che poggia sopra i muri perimetrali di una villa romana…  stratificazione… appunto.

E’ la meraviglia di Napoli, la meraviglia di una città che non è mai stata rifondata, che non ha mai negato il passato ma che ha continuato a costruire sempre sulle fondamenta della propria storia.

Salviamo i mosaici delle terme romane di via Terracina (foto confronto 2012-2017)

12 domenica Feb 2017

Posted by Fabrizio Reale in Napoli, restauro monumenti di Napoli

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archeologia nascosta a Napoli, area archeologica, degrado a Napoli, recupero monumenti, restauro monumenti Napoli, terme romane di via Terracina

salviamo-il-mosaico-delle-terme-romane-di-via-terracina
terme-romane-via-terracina-condizione-mosaici

Napoli, 13 febbraio 2017

Via Terracina, Fuorigrotta, Napoli. I mosaici del pavimento del complesso termale di epoca romana lentamente spariscono invasi  da muschi ed erbacce, danneggiati e totalmente soggiogati dagli agenti atmosferici.

Il confronto fotografico fra mie foto del 2012 e quelle scattate ieri da Orlando Catalano durante una passeggiata del gruppo Conosciamo Napoli e la Campania è impietoso: in alcuni casi animali e divinità marine sono letteralmente sparite, nascosti nel verde.

Il sito è gestito dai volontari del Gruppo Archeologico Napoletano, che provvedono all’apertura periodica del sito archeologico ma che evidentemente non possono sostituirsi alla Soprintendenza nelle operazioni di manutenzione ordinaria e straordinaria del sito.

E’ importante che il sito archeologico sia costantemente ripulito e che venga evitato che i visitatori possano passeggiare distrattamente sui mosaici.   Bisogna intervenire quanto prima per salvare i mosaici.

Da Mini guida fotografica delle terme romane di via Terracina (da laboratorionapoletano.com, 2012):

mosaico-delle-terme-romane-di-via-terracina-foto-2012
terme-romane-di-via-terracina-2012
terme-romane-di-via-terracina-2012_1

Venute alla luce verso la metà degli anni’30 durante i lavori per la costruzione della Mostra d’Oltremare, le terme romane di via Terracina per troppi anni hanno fatto parte di quella non trascurabile porzione del patrimonio artistico-culturale della città di Napoli celato a residenti e turisti.  Il sito archeologico èdi grande interesse, non solo per la possibilità di discernere i diversi ambienti (frigidarium, tepidarium, calidarium, spogliatoi, latrine, etc.) quanto per la presenza dei bei mosaici sui pavimenti di molte delle stanze. Come descritto sul sito del GAN (Gruppo Archeologico Napoletano) il tema dominante di tali raffigurazioni è dato dall’incontro e dalle successive nozze tra Poseidon ed Anfitrite a cui partecipa tutto l’universo marino. E’ ancora oggi possibile discernere, nonostante il cattivo stato di conservazione, delfini (anche nella latrina) ed animali marini, nereidi e  tritoni,  figure antropomorfe ed animali mitologici. le due stanze maggiormente decorate sono adiacenti ed oggi visibili insieme ad occhio nudo, non essendoci più pareti divisorie: il frigidarium e l’apodyterium, lo spogliatoio. Come accennato anche dinanzi alla latrina è presente un mosaico con decorazioni di figure animali, delfini in particolare. Nei passaggi fra i diversi ambienti era presente un pavimento a mosaici decorato con figure geometriche, purtroppo in molte zone giunto fino a noi in condizioni precarie. E’ interessante notare come sia ancora oggi possibile non solo distinguere i dettagli costruttivi del complesso termale, ma anche in diversi punti parte del marmo che abbelliva e ricopriva le pareti, così come in altri punti pezzi di intonaco.

La pagina del complesso termale di via Terracina sul sito CIR Campania Beni Culturali

Nel 2004 uno dei mosaici che è riportato nel foto confronto appariva così: foto da facebook

Nel 1940 invece il complesso termale appariva così: 

(si ringrazia lo staff di Napoli Retrò ed in particolare Enza de Vita per avermi aiutato nel trovare foto meno recenti delle terme romane)

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