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Napoli, 18 novembre 2017

Non ero mai entrato all’interno delle Catacombe di San Gennaro, un tempo aperte solo sporadicamente ma negli ultimi 10 anni sempre più al centro dei percorsi turistico-culturali partenopei grazie all’intraprendenza dei giovani napoletani della cooperativa sociale La Paranza. Stando a quanto si apprende dal sito delle catacombe di Napoli (oltre a quella di San Gennaro la cooperativa gestisce anche quella di San Gaudioso, accessibile dall’interno della basilica di Santa Maria della Sanità) le catacombe di San Gennaro sono passate dai 5000 visitatori del 2006 agli 80.000 del 2016, con il 2017 che chiuderà con il nuovo record di visite.  Il percorso è di grandissimo interesse e viene percorso – per chi accede dall’ingresso principale situato lungo via Capodimonte (a pochi metri dalla basilica di santa Maria Maggiore del Buon Consiglio) a ritroso nel tempo dalla zona più “nuova”, risalente al VI secolo d.C. scendendo per altri due livelli giù fino al nucleo originario, a partire da una tomba pagana romana.   Sono diversi gli elementi che attirano l’attenzione, al di là dell’enorme quantitativo di tombe di ogni tipo, scavate nel tufo di lato o a terra.  Fra questi balza all’occhio l’affresco raffigurante una famiglia defunta: padre, madre e figlia, Theotecnus, Ilaritas e Nonnosa.  Guardando attentamente si possono notare tre strati differenti di affresco, come se fosse stato rifatto aggiungendo di volta in volta una persona della famiglia, a partire dalla prima defunta, la piccola Nonnosa.

Addentrandosi per il percorso si attraversa una prima, maestosa, basilica ipogea (VI sec) scavata nel tufo,  dalla quale si accede attraverso tre grandi archi,  cui segue una seconda basilica nota come la cripta dei Vescovi (V sec) anche a causa delle raffigurazioni dei primi 14 vescovi napoletani. In questa zona vi è, ad un livello inferiore, la tomba di San Gennaro (uno dei diversi luoghi, il più famoso probabilmente, in cui trovarono sepoltura nei secoli i resti del santo patrono di Napoli).  Scendendo verso il livello più basso si passa per una zona i cui affreschi sono ancora ben riconoscibili.

Scendendo ulteriormente, dopo il passaggio obbligato all’interno della basilica di San Gennaro extra-moenia (oramai si è in piena Sanità, all’interno dell’Ospedale San Gennaro), si può ammirare il primo livello delle catacombe, il più antico, risalente al II secolo d.C.   Al suo interno vi è la basilica di Sant’Agrippino, sesto vescovo di Napoli e fra i primi patroni della città, con un altare paleocristiano.  Accanto dal vestibolo che conserva ancora ampie tracce della struttura originaria romana, con affreschi, si diramano le gallerie del percorso iniziale delle catacombe: un enorme tunnel le cui diramazioni sono piene di tombe, diverse delle quali ancora affrescate.

Anche se già presente nel percorso partenopeo del “grand tour”, una prima guida delle catacombe di San Gennaro fu realizzata nel 1839, Guida delle catacombe di SAn Gennaro del canonico Andrea de Jorio (1839)  

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