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Napoli, 22 marzo 2017

Nonostante la posizione privilegiata, in pieno decumano inferiore, la chiesa dei santi Filippo e Giacomo è meno conosciuta di altre della zona e necessiterebbe di maggiore attenzione e di più di un intervento  (ad esempio per quanto riguarda l’illuminazione). Ricca di storia ed opere d’arte, essendo la chiesa dell’arte della seta in quanto voluta e finanziata dai potenti consoli della seta, la chiesa nasconde anche alcuni tesori riscoperti solo di recente e fruibili grazie all’opera dell’associazione culturale Respiriamo Arte, che organizza apposite visite guidate di sabato e domenica.

Tralasciando quindi la descrizione della parte sempre accessibile della chiesa, sorvolando sul fatto che solo il visitatore più attento noterà che le due statue poste all’ingresso della chiesa sono opera di quel Sanmartino famosissimo per il Cristo Velato,  in questo breve reportage fotografico sono riportati luoghi che solo in pochissimi hanno visitato: le cripte ipogee utilizzate dalla corporazione della seta per dare degna sepoltura agli artigiani non ricchi, i resti archeologici che mostrano una volta in più la profonda stratificazione tipica del centro antico partenopeo, la sacrestia vecchia e le parti di raccordo fra gli ambienti del complesso monumentale.

La visita guidata consente di toccare con mano le modifiche all’assetto urbano a cavallo del ‘500, allorquando i consoli della seta ebbero la necessità di costruire una chiesa fronte strada collegata al conservatorio (un luogo in cui le figlie povere degli artigiani della seta avevano concreta possibilità di “conservarsi”, di imparare l’arte della seta e di procurarsi attraverso il lavoro all’interno della struttura una dote per il futuro matrimonio).  Ed ecco che le tracce del passato, simboli della stratificazione tipica dell’assetto urbanistico partenopeo, fuoriescono all’improvviso: il vicoletto che divideva il palazzo del conservatorio (attualmente la scuola Confalonieri) ed il palazzo medievale divenne parte della chiesa, un corridoio… solo i montanti in pietra dei vecchi balconi dei palazzi ricordano che quel corridoio era un vicoletto…

Un po’ più in là, da un cortile in mezzo ai palazzi, si accede prima ad un pezzo di strada medievale e poi, guardando un po’ più sotto, a quel che resta di una costruzione di epoca romana, una domus probabilmente.  Perché il cortile ancora oggi utilizzato poggia sopra la strada ed il cortile del palazzo medievale, che poggia sopra i muri perimetrali di una villa romana…  stratificazione… appunto.

E’ la meraviglia di Napoli, la meraviglia di una città che non è mai stata rifondata, che non ha mai negato il passato ma che ha continuato a costruire sempre sulle fondamenta della propria storia.

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