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Napoli, 19 marzo 2017
Chi si ricorda della cappella di Santa Chiara i cui sarcofagi trecenteschi erano stati ripetutamente vandalizzati per decenni da firme e scritte? Ne scrissi a suo tempo (era il febbraio del 2015) ed una delle foto che pubblicai fu ripresa anche dal Corriere della Sera in pagina nazionale. In estate 2016 era stato annunciato che era in corso il restauro di tutte le opere presenti all’interno della cappella (entrando in chiesa… la seconda sulla sinistra), terminato alcuni mesi fa il restauro, il visitatore che si reca oggi all’interno della chiesa gotica non potrà mai immaginare in che condizioni pietose erano gli antichi marmi.
La tomba di drugo de Merloto ed il sarcofago di suo figlio Niccolà di Merloto son stati restaurati e ripuliti. Anche la lastra sepolcrare di Isabella d’Alneto, madre di Drugo, morta il 3 ottobre 1341, è stata restaurata e ripulita dalle centinaia di scritte di ogni tipo. Come scrissi a suo tempo i graffiti non erano né pochi né tutti recenti: guardando le foto del 2015 si può notare che vi sono graffiti vandalici risalenti al 1968, agli anni ’70, agli anni ’90, oltre ad alcuni decisamente più recenti. Vi era una tradizione folkloristica in base alla quale si chiede qualcosa ai defunti: quasi tutte le frasi iniziano con “fammi, facci, fa’”, quasi come se fosse una preghiera o una richiesta a un’anima pezzentella, a un santo, a qualcuno in cielo. C’era un “fammi sposare presto”,messaggi di amore ed anche un “facci fare la rivoluzione”, datato.
Negli anni ’70 non c’erano ZTL,né sbarramenti nell’area circostante S. Chiara. Per noi studenti il chiostro era un’oasi di pace , per riordinare la mente fra una lezione, un esame e una corsa su e giù per via Mezzocannone . Ma qualche frate era particolarmente severo con chi vi sostasse a colloquio, ancorché innocente e magari al mero fine di condivisione degli appunti di studio, con le ragazze.
I religiosi erano anche orgogliosi del restauro post-bellico e un anziano monaco (ricordo:tirolese),scampato al bombardamento del 4 agosto ’43, “osò” persino affermare con me che -” E malo,bonum”- ci si potè poi liberare delle superfetazioni barocche,che evidentemente a lui giovane nordico al tempo non piacevano.Perciò, incoerente sembrava , già allora, l’incuria delle tombe monumentali esposte al tiro a segno dei grafomani, proprio nel tempio-simbolo dell’ (ossessiva) religiosità della Casa d’Anjou , matrice di Santi e(improbabili) aspiranti tali : come Roberto,che vi si fece seppellire col saio degli Spirituali (corrente mistica dei Francescani originari).La regina Sancha-pare- l’aveva “vista” dal mare,sbarcando : cioè ,su quell’ermo colle fuori le mura ,aveva immaginato la futura chiesa,come una visione.Quasi,più prosaicamente,come quelle signore,che nella loro villa in costruzione improvvisamente “vedono” in quell’angolo il trumeau preferito. “La mala signoria” lasciò bellissimi segni a Napoli e letteralmente la portò in una dimensione europea e pan-mediterranea.Quei morti non erano persone dappoco,come invece certi feudali del ‘600,briganti verniciati di falso decoro, occupanti tombe ecclesiali,per sfarzo dei loro parenti. Meritano il nostro rispetto.
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