Napoli, 12 gennaio 2017
Un atto vandalico, un episodio di violenza gratuita e di idiozia: ieri sera alcuni ragazzi hanno provato a segare e tagliare il cedro del libano di Piazza San Giovanni Maggiore, davanti all’ingresso laterale dell’omonima basilica paleocristiana ed all’ingresso dell’Università degli studi L’Orientale.
Un atto di una barbarie unica, anche perché il quartiere è legato a quell’albero, ripiantato dal comune di Napoli dopo che lo storico cedro era stato abbattuto in quanto malato.
Ieri sera poco prima delle 20,00 era stato Fabrizio Caliendo, storico titolare di una delle attività commerciali della piazza, a lanciare l’allarme con un post su facebook. Dopo qualche ora Pino de Stasio (consigliere di maggioranza della II Municipalità) avrebbe documentato su facebook l’accaduto con le foto da cui ho estratto questo particolare.
I falò o fuocarazzi di Sant’Antonio richiamano ad antiche pratiche agricole ma negli anni sono diventati null’altro che un vandalico, illegale e violento gioco fra minibande di ragazzini che fanno a gara a distruggere alberi del patrimonio comune (anni fa tagliarono più di un albero di via Duomo se ben ricordo), a rubare alberi di Natale (ogni anno ci provano con quello in galleria Umberto) ed a sradicare piante di ogni tipo.
Ieri l’episodio più grave, che ha causato un grave danno al cedro (il taglio è profondo diversi centimetri, molto più di quel che si vede dalla foto).
Rita Cirillo ha detto:
Molto triste l’episodio ma soprattutto un segno di incapacità di controllare e difendere il territorio da parte di chi è preposto a questo compito. Non si tratta di reprimere ma di prevenire e tutelare e ciò non viene assolutamente fatto nella mia bellissima città. Manca totalmente la tutela e la cura del verde pubblico abbandonato all’incuria, al vandalismo o sottoposto a interventi quasi sempre sbagliati per ignoranza e incapacità se non per corruzione perchè gli alberi a volte danno fastidio a qualche rozzo e stupido proprietario di immobili o gestore di attività commerciali.
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Giorgio Gragnaniello ha detto:
Per il falò del 17 p.v.? Improbabile.Se avessero asportato rami e frasche,avrebbero fatto prima, ottenendo un “prodotto” già pronto e più adatto a una rapida combustione di sostegno alla pira e trasportabile a braccia sui motorini.Erano venuti con un motocarro?Se no,contavano veramente di finire comodamente il lavoro sul posto?
Una vendetta verso i buoni cittadini del posto per recenti diverbi?Un “lavoro” per insospettabili committenti,come gli appiccafuoco dei parchi naturali ?O specialisti del disordine pubblico,come per i raids contro i cassonetti?Fossi il presidente della municipalità,attiverei la DIGOS: si fa presto con l’etichetta di “ragazzate”.
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