Ultimi godibilissimi giorni per Napoli a 20°C e più… prima o poi arriverà il freddo (pare, stando alle previsioni meteo, che l’attesa sarà breve), nel frattempo i cormorani sono arrivati ed oramai da alcune settimane osservano dagli scogli la città, i gabbiani, le barche dei pescatori e Capri. Napoli è da anni un luogo di svernamento dei cormorani (Phalacrocorax carbo). Consultando il sito del CSI Gaiola è possibile scoprire che oramai da oltre dieci anni è noto che “nell’area compresa tra Posillipo e Nisida vi sia il più grande sito di svernamento diPhalacrocorax carbo in Campania”. Da diversi ann, inoltre, è consueta la presenza dei cormorani sugli scogli davanti a via Caracciolo, all’altezza quasi del consolato americano. Le prime foto di cormorani che pubblicai sul blog (laboratorionapoletano.com) risalgono all’inverno 2009/2010.
Nell’ambito della rassegna Svergognati, promosssa dal comune di Napoli per le celebrazioni odierne della Giornata Internazionale contro la Violenza sulle Donne, è stata organizzata per domani 26 novembre alle ore 16.00 e 17.00 alla Casina Pompeiana in villa comunale l’evento “DOMINA it: egli domina, lat: lei padrona”, proiezioni e monologhi, mostra fotografica e performance di danza contemporanea focalizzate sulla violenza di genere. La rassegna è a cura di Manuela Barbato e di Emma Cianchi.
Segue comunicato stampa
Segue il comunicato stampa della rassegna
DOMINA
it: egli domina, lat: lei padrona
a cura di
Manuela Barbato, Emma Cianchi
Casina Pompeiana
sabato 26 novembre h 16 e h 17
evento inserito nella rassegna
SVERGOGNATI
un atto d’amore
organizzata da
Assessorato alle Pari Opportunità del Comune di Napoli
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In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, e all’interno della rassegna Svergògnati – un atto d’amore organizzata dall’Assessorato alle pari opportunità del Comune di Napoli, va in scena alla Casina Pompeiana in Villa Comunale DOMINA. Proiezioni e monologhi, mostra fotografica e performance di danza contemporanea per indagare, portare alla luce e condividere un fenomeno sempre più dilagante: la violenza sul corpo e sulla mente della donna ad opera dell’uomo. E’ una violenza di genere, che, seppure dissimulata all’inverosimile, intacca le relazioni affettive, lavorative e sociali di ogni donna. E’ una violenza che conosce innumerevoli campi di azione e ancor di più innumerevoli gradi d’intensità dal più efferato al più celato e impercettibile. Per dirla con le parole di Michel Foucault, filosofo del biopotere “il potere è tanto più forte quanto più è dissimulato”.
DOMINA è un termine che va letto nei due significati, quello italiano: verbo dominare, sottomettere “egli domina” e quello latino: sot. femm. domina, dominae padrona, moglie, donne amata. La performance prende vita dall’indebolimento di una donna plasmata e completa la sua parabola con l’affermazione di quella stessa donna finalmente libera e fiera di essere padrona di se stessa. La mostra fotografica a cura di Federica Capo riprende alcuni momenti dell’atto performativo riportando in sei scatti la dicotomia interna al termine DOMINA. Il monologo, scritto da Manuela Barbato critico di danza e operatrice nel settore cultura, è indirizzato agli uomini e anziché alle altre donne, sottolineando così la necessità che sia l’uomo a dover rimettere in discussione se stesso e non la donna a trascorrere la vita a difendersi.
Un’area giochi per bambini ben strutturata,verde pubblico curato, una bella giornata di sole autunnale. Ricordando gli articoli che appaiono spesso sui media sullo stato delle aree giochi per bambini partenopee verrebbe da scrivere “non sembra Napoli”… il profilo dell’architettura in fondo a sinistra è però inconfondibile… una vela… siamo a Scampia, Napoli, Italia. Forse è il caso di mostrare anche l’altra Scampia, quella raramente raccontata dai giornali e dai romanzieri alla Saviano.
Fotografia del parco di Scampia, gestito dal comune di Napoli, scattata da Rosario di Lorenzo questa mattina.
La testa di cavallo in bronzo attribuita a Donatello, originariamente collocata all’interno di palazzo Diomede Carafa a Spaccanapoli, da domani avrà una collocazione degna di nota all’interno del Museo Archeologico Nazionale di NapolI (MANN). Per l’occasione tornerà la sfilata storica per le strade di Napoli, organizzata dalla Compagnia dell’Aquila Bianca e dal MANN con il patrocinio del comune di Napoli. La partenza dei circa 150 figuranti sarà infatti proprio dal Museo Archeologico Nazionale, alle 15,30, dopo un doveroso omaggio all’opera di Donatello; il corteo della sfilata aragonese attraverserà la città dal museo fino a piazza del Plebiscito lungo via Toledo.
La storia della testa di cavallo è nota: il re Alfonso il Magnanimo commissionò a Donatello una enorme statua equestre che avrebbe dovuto sormontare il maestoso arco di trionfo simbolo del potere aragonese ma il re morì solo due anni dopo. La testa di cavallo in bronzo fu inviata Lorenzo il Magnifico a Diomede Carafa e là rimase, nel palazzo del Carafa, dal 1471 fino al 1806, quando fu donata al Museo. La storia della testa di cavallo fu ricostruita solo più tardi, dato che per anni si pensò che potesse essere parte di un monumento equestre di epoca romana originariamente collocato più o meno dove è adesso l’obelisco di San Gennaro.
Musei: MANN riscopre cavallo di Donatello, simbolo Napoli
L’opera in bronzo troverà il suo posto nel percorso museale
NAPOLI
(ANSA) – NAPOLI, 18 NOV – É uno dei simboli di Napoli ma ci voleva un direttore toscano, Paolo Giulierini, alla guida da un anno del Museo Archeologico (più 30% di visitatori), per rendere i dovuti onori alla ‘Testa di cavallo Carafa’, bronzo di Donatello che domani, accompagnato da una sfilata storica in costumi aragonesi, troverà il suo degno posto nel percorso museale. Un metro e 75 centimetri, ammirata da Goethe nel quattrocentesco palazzo nobiliare di via San Biagio dei librai, la testa era forse parte di un monumento equestre di 5 metri che Donatello avrebbe iniziato per Alfonso V d’Aragona, destinato al portale d’ingresso di Castel nuovo. L’opera incompiuta fu poi inviata da Lorenzo il Magnifico al Re Ferrante che la donò al suo cortigiano Diomede Carafa nel 1471 e quindi posta nel cortile di quello che per secoli si chiamò, appunto, ‘il palazzo del cavallo di bronzo’. Fino a che la protome, venerata dal popolo per una leggenda che la legava al Virgilio Mago autore di statue di animali portafortuna, venne donata al Museo Archeologico dall’ultimo principe di Colubrano Carafa, nel 1809. Da allora nel palazzo ai decumani c’è una copia in terracotta. Considerata dapprima reperto archeologico dal Vasari (che la riconobbe poi di Donatello) e Winckelmann, al MANN, tra i tesori pompeiani e Farnesi, la testa Carafa è stata sempre poco visibile al pubblico. Eppure il prof. Francesco Caglioti nel 2014 sciolse ogni dubbio sul suo autore grazie a documenti che attestano la commissione al Donatello da parte di Alfonso V d’Aragona e i mandati di pagamento al maestro fiorentino. “Il rientro della testa Carafa nel MANN assume un significato di grande rilievo – spiega Giulierini che da appuntamento a napoletani e turisti per lo svelamento nella nuova collocazione – L’opera di Donatello a Napoli collega immediatamente la città partenopea ai suoi capolavori di Firenze, si pensi alla statua del David o alla Maddalena, o a quelli di Padova (il monumento equestre del Gattamelata). Il Mann, che accolse il bronzo nell’Ottocento diventando l’ultima dimora di questa straordinaria opera, guadagna tre secoli di riflessione sul mondo classico. Non celebra cioè solo l’apporto dei Borbone alla rinascita dell’archeologia occidentale ma irradia i valori dell’Umanesimo e del Rinascimento che rappresentano forse la più grande rivoluzione culturale della storia”. ”Il Rinascimento – ricorda il cortonese Giulierini – era un mondo ancora fatto di manoscritti da poco riscoperti, di studi filologici, di qualche, raro, rinvenimento archeologico e di contemplazione di monumenti che emergevano ancora, quasi magicamente, nelle città che tornavano a nuova vita. Alle corti di Firenze, Milano, Roma, Mantova, Ferrara rispondono le Accademie, veri cenacoli di studiosi, come quella di Napoli: una Napoli aperta e osmotica, che sarà capace di importare anche la cultura fiamminga”
Il decumano pedonale per le feste di Natale. Dal primo dicembre 2016 e fino all’ 8 gennaio 2017 sarà pedonalizzato il decumano maggiore (via dei Tribunali) ad integrazione dei dispositivi di zona a traffico limitato ed aree pedonali già vigenti nell’ambito del centro antico.
In particolare si apprende dal comunicato dell’Ufficio Stampa del comune di Napoli che verrà istituita un’area pedonale urbana
Dalle ore 8,00 alle ore 14,00 per i giorni 24,25,26 e 31 dicembre 016 e per il 1 gennaio 2017
Dalle ore 10,00 alle ore 22 per tutti gli altri giorni dal 1 dicembre all’8 gennaio 2017
Le strade interessate dal provvedimento sono:
via dei Tribunali nel tratto da via Nilo a via Duomo
Vico Purgatorio ad Arco, piazza San Gaetano, piazzetta San Gregorio Armeno
Piazza Gerolomini, vico Cinquesanti, vico Giganti, vico Gerolomini
Nei giorni e negli orari in cui sarà in vigore l’area pedonale urbana sarà garantito l’accesso a veicoli dei residenti diretti ai passi carrai degli edifici interni all’area pedonale, ai mezzi di soccorso ed emergenza, ai veicoli della Protezione Civile, ai veicoli che accompagnano disabili nell’area pedonale.
Cresce il numero di ristoranti stellati in Campania rispetto al 2016 (da 37 a 39), cresce il numero di stelle totali attribuite ai nostri ristoranti (45 rispetto alle 42 del 2016) grazie ai nuovi ingressi di Piazzetta Milù (Castellammare di Stabia), Il Mosaico (Casamicciola), Danì Maison (Ischia) e Veritas (Napoli), che fanno da contraltare all’uscita de L’accanto di Vico Equense e del flauto di Pan di Ravello. La Campania resta fra le regioni più stellate, seconda per numero di ristoranti stellati e per numero complessivo di stelle al pari del Piemonte, dopo la Lombardia.
Interessante anche l’ingresso fra i 260 ristoranti “Michelin Big Gourmand” (quelli presenti nella guida Michelin con un rapporto qualità/prezzo notevole…) fra i 12 campani di Lo Stuzzichino di Mimmo de Gregorio (Sant’Agata sui due Golfi).
Finalmente ci sono riuscito… ad un anno dall’installazione mi son recato a palazzo Sanfelice per ammirare l’ultima opera installata da Zilda a Napoli: il vento pesa quanto le catene. Quando ne scrissi per la prima volta sul blog, infatti, utilizzai le belle foto di Peppe Guida del gruppo facebook Conosciamo Napoli e la Campania.
Questa mattina la scena appariva come in foto: tanti panni stesi accanto all’opera dello street artist francese (viene da Rennes), una commistione che ancora di più rende unico il luogo scelto da Zilda, quel palazzo Sanfelice fra i più belli e dannati di Napoli, realizzato dal Sanfelice ma che necessiterebbe di ampio restauro e miglior fortuna.
Soggetto della terza foto è invece l’opera “Meditazione” di Zilda, risalente a qualche anno fa, oggi in cattivo stato di conservazione, come del resto previsto, dato che l’artista utilizza stencil in carta . L’opera si trova all’ingresso di quel che resta del complesso di San Gaudioso, in vicoletto San Gaudioso.
Napoli è la città delle 500 chiese, il centro antico è un luogo in cui epoche storiche, monumenti e culture si sono stratificati, sovrapposti, sostituiti nel corso dei secoli e dei millenni. Salire su uno dei tetti del centro antico ed affacciarsi non permette solo di ammirare da una visuale particolare uno dei patrimoni dell umanità, ma anche di (ri)scoprire cupole seminascoste dai palazzi, campanili ed altro.
Provate a vedere se riuscite ad associare cupole e chiese, viste dall’alto… senza utilizzare google maps… Io non sono riuscito ad individuarle tutte senza usufruire dell’aiutino…
Prima foto
In primo piano è la copertura di San Nicola al Nilo (non una vera e propria cupola), poco oltre occupa buona parte della fotografia è occupata dal complesso di San Gregorio Armeno: in evidenza è la cupola maiolicata, si nota il chiostro e fra i palazzi appare anche il restaurato campanile. Sulla sinistra sono il campanile e la chiesa di San Lorenzo Maggiore, mentre sullo sfondo è difficile non riconoscere il profilo della facciata (moderna) del duomo di Napoli nonché la cupola della real cappella del tesoro di San Gennaro.
Seconda foto
In primo piano è la cupola della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo. Dietro di questa, centralmente, è la cupola della chiesa di San Giorgio Maggiore, sulla destra quella di San Severo al Pendino, mentre sullo sfondo si riconosce il profilo della chiesa di Sant’Agostino alla zecca con la cupola ed il campanile ancora in fase di restauro. La cupola in fondo, dietro quella di San Giorgio Maggiore, è addirittura quella della basilica della Santissima Annunziata.
Questa mattina appariva ancora coperto da un telo, in attesa che il monumento restaurato venga svelato alla presenza del sindaco di Napoli Luigi de Magistris.
E’ l’obelisco di Portosalvo, un monumento che da almeno due lustri appariva imbrigliato a causa di problemi di staticità, simbolo insieme alla vicina chiesa ed alla fontana della maruzza della difficoltà di recuperare il patrimonio artistico/culturale che aveva Napoli fino a qualche tempo fa.
Da quando è stato inaugurato il progetto Monumentando, pur fra le critiche dei tanti eccellenti partenopei che avrebbero fatto diversamente, sicuramente meglio, di più e in minor tempo ( !!! ), questo è il sesto monumento recuperato ed altri sono già oggetto di lavori in corso.
Un dato non scontato, riuscire a far restaurare i monumenti a costo zero per la collettività, grazie ai proventi delle sponsorizzazioni pubblicitarie.
Proprio nella piccola isola in mezzo all’asfalto di Portosalvo l’esempio più evidente. Se con Monumentando son stati recuperati la fontana della maruzza e l’obelisco, la curia è ancora alle prese con il (ben più oneroso) restauro della chiesa di Santa Maria di Portosalvo, un restauro che sarebbe dovuto iniziare nel 2009 con una formula simile (la ditta che si deve occupare del restauro avrebbe dovuto usufruire dei proventi delle pubblicità installate sulle impalcature ) ma che nel 2013 portò all’interruzione del rapporto in quanto il restauro, nella realtà, era in alto mare (fu un mezzo scandalo in quanto la società appaltatrice aveva avuto diversi monumenti da restaurare).
Giusto auspicare un maggiore rispetto dei tempi di consegna, assurdo cercare di affossare con critiche spesso sterili un progetto che sta portando al recupero di numerosi monumenti (nonché alla loro successiva manutenzione) senza che venga speso un euro da parte dell’amministrazione comunale.
Nel video pubblicato su youtube tutti i passaggi della complessa opera di restauro:
Ps
Ogni monumento di Napoli è parte integrante della storia della città. L’obelisco fu realizzato nel 1799 come simbolo di ritorno dei Borbone dopo la breve e sfortunata parentesi repubblicana. Non è un caso che i santi raffigurati siano San Gennaro, Sant’Antonio da Padova e San Francesco di Paola.
San Francesco di Paola era patrono del regno, mentre Sant’Antonio sostituì per un breve periodo San Gennaro come patrono di Napoli, in quanto San Gennaro fu “reo” di aver aderito alla rivoluzione giacobina, dato che nonostante il re fosse stato cacciato il santo aveva compiuto il miracolo dello scioglimento del sangue…
Anche questa è Napoli… ritrovarsi a camminare sotto un numero impressionante di maglie, sciarpe e bandiere del Napoli… Lavezzi, Hamsik, Quagliarella, Cavani… persino una bandiera di Napoli campione con un “Gennarì” in bella mostra. Accadeva questa mattina, all’anticaglia (il decumano superiore).