Napoli, 29 febbraio 2016
Giù le mani da San Gennaro: tanti napoletani si incontreranno all’ingresso della cattedrale partenopea alle ore 15,00 sabato 5 marzo (qui l’evento su facebook promosso da Stefano Capocelli, Luca Delgado e Francesco Andoli) per chiedere il rispetto della tradizione e delle antiche bolle secondo le quali la real cappella di San Gennaro, il preziosissimo tesoro e soprattutto il rapporto complesso (e complicato) fra Napoli e San Gennaro son gestiti dalla totalmente laica “Deputazione della reale cappella del tesoro”. Un decreto del ministro dell’Interno Alfano spezzerà infatti il vincolo di indipendenza nato a inizio XVII secolo, modificando i criteri di nomina dell’organismo ed aprendo la strada a quattro membri della curia, laddove la deputazione è sempre stata laica espressione del popolo e della nobilità napoletane.
Ma cos’è la “Deputazione”? Un organo laico, nato da un voto del 1527 del popolo napoletano con il santo, sottoscritto davanti ad un notaio (firmatari i rappresentanti dei cinque sedili nobili e di quello del sedile del popolo). Erano anni terribili, di guerre, di pestilenze e di eruzioni del Vesuvio. Il popolo sentiva l’esigenza di avere allora più di prima la protezione del suo santo patrono. La Deputazione vera e propria, una commissione laica con due rappresentanti per seggio, fu eletta nel 1601 e ad essa fu affidato il compito di costruire e decorare la nuova cappella dedicata al santo patrono. Su wikipedia è ripercorsa la storia dei rapporti fra la Deputazione e la Santa Sede, in difesa della volontà del popolo napoletano di laicità, autonomia ed indipendenza rispetto alla curia (la Deputazione non solo è custode del tesoro ed amministra i beni ma ha potere anche di eleggere il cappellano). Il diritto di patronato della città di Napoli sulla cappella fu sancito e confermato da tre bolle papali, due nel XVII secolo ed una nel XX secolo con Pio XI con la bolla Neapolitanae Civitatis gloria.
Oggi anche il sindaco di Napoli, presidente di diritto della deputazione, è intervenuto sulla vicenda.