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Per una volta non scriverò di Napoli.  In questi giorni nel mondo della ricerca italiana è accaduto qualcosa di irreale. Chi ha studiato ingegneria ricorderà che fino a qualche anno esisteva all’interno del CNR l’Istituto di Metrologia Gustavo Colonnetti, istituto metrologico primario per l’Italia. Nel 2006 tale istituto fu fuso insieme all’ Istituto elettrotecnico nazionale Galileo Ferraris per formare l’INRIM (Isituto Nazionale di Ricerca Metrologica), ente di ricerca dipendente dal MiUR.

Ebbene, l’INRIM ha deciso di disfarsi di parte della propria biblioteca (circa 3200 fra volumi, monografie e riviste) attraverso un bando con base d’asta 1000 euro….  una parte consistente della storia della metrologia italiana a prezzo scontato.

La storia, il fattarello, potrebbe finire qui… con un ente di ricerca che insegue la modernità sbarazzandosi di oltre 3000 testi impolverati, essendo oramai nell’era del digitale e che invece di donarli a qualche scuola o università, decide di fare un bando per venderli, con un prezzo base molto basso, quasi ridicolo.

Invece il finale è di quello che deve far riflettere.  Qualcuno ha partecipato all’asta, che altrimenti sarebbe andata deserta, ipotizzando una fine triste e tritata per libri e riviste.  Con un’offerta di 1001 euro i precari dell’INRIM si sono aggiudicati i 3200 volumi (poco più di 30 centesimi a volume) al grido de “La cultura non va alienata”.  I libri ora verranno in parte ridistribuiti fra il centinaio di precari dell’ente ed in parte venduti a personale INRIM (strutturato e non) per finanziare progetti no profit.  Resteranno, insomma, all’interno delle mura dell’INRIM o comunque a casa di chi in quell’ente lavora e svolge attività di ricerca.

Forse a qualcuno il patrimonio storico di un istituto interessa ancora…