E’ stato il giorno dell’ultimo saluto a Luca de Filippo. Non c’è molto da aggiungere a quel che è stato già scritto. Preferisco chiudere gli occhi e fissare la prima immagine che mi viene in mente pensando a lui. Non è Tommasino sul letto di morte di Lucariello in Natale in casa Cupiello, ma è un’isola, l’isola di Eduardo, l’isola di Luca. E mi vengono in mente quelle parole di Luca che avevo letto qualche giorno fa ripescando in rete una vecchia intervista pubblicata su la Repubblica oltre 15 anni fa:
Cos’ è per lei Isca? “è soprattutto casa. L’ unica che io ricordi fin da quando ero bambino. Non è un’ isola, ma un luogo estremamente dolce, lontano da un’ idea avventurosa e romantica, anche perché è vicina alla costa. Ho piantato persino degli ulivi e facciamo l’ olio
Luca amava rifugiarsi su quell’isolotto in mezzo al mare posto di fronte al fiordo di Crapolla, acquistato dal padre nel secondo dopoguerra e da costui utilizzato, per parole dello stesso figlio, per trovare la tranquillità per scrivere. E mi vengono in mente le parole di Nino Masiello, parole che ho scoperto per la prima volta in questi giorni, che raccontano di “quel’odore di ragù sull’isolotto d’Isca” e riportano alla mente l’odore del mare, i colori, i nomi, gli usi ed i costumi della marina del Cantone di cinquant’anni e più fa.
“Marì, il commendatore verrà domani, ma mi ha già detto che domenica tiene ospiti a Isca e gradirà molto il tuo ragù, prepara l’occorrente”.
Ciao Luca! Napoli ha perso un suo figlio illustre, che da pochi mesi aveva assunto la direzione della neonata scuola del teatro Stabile.