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collettore bagnoli la pietraNapoli, 20 febbraio 2015 #22

E’ difficile scattare una brutta fotografia del mare davanti Bagnoli, da qualunque punto di vista, se da Coroglio, dal pontile di Bagnoli, dall’istmo di terra che collega Nisida o dalla via che conduce a Pozzuoli.  E’ difficile poi rendersi conto che il mare in realtà non bagna Bagnoli da tanto tempo, che quella che appare in foto è solo un’illusione, un effetto ottico legato all’obiettivo fotografico.

Non è questione politica, né riguarda le problematiche relative a Bagnoli futura, a città della Scienza o alla destinazione finale dell’intera, enorme, ex-area industriale.  Il problema vero è capire come far sì che il mare possa bagnare nuovamente Bagnoli, dato che arenile e fondale sono “compromessi”.

Ogni volta che qualcuno torna a discutere di balneazione a Bagnoli, del fatto che la qualità delle acque di balneazione sia probabilmente eccellente, dell’originario e primigenio anelito di uno dei luoghi più belli al mondo verso un destino di turismo e ricchezza, ripenso a cosa c’è sotto la sabbia e sotto il fondale, a quell’enorme bomba ecologica che non vogliamo ricordare, a cui si aggiunge, seppur in misura di gran lunga minore, quanto viene scaricato dai collettori che raccolgono le acque degli antichi alvei sotterrati (oltre che dalle acque piovane). A Bagnoli sfociano infatti i collettori che raccolgono l’emissario di Via Cinthia, l’arena S.Antonio, l’emissario di Coroglio, le acque piovane della zona dove c’era il lago di Agnano, quel che resta infine delle antiche sorgenti termali della zona, in un mix che meriterebbe maggiori controlli.

Per quanto riguarda i danni legati all’ex-area industriale di Bagnoli, i risultati dei campionamenti effettuati dall’ICRAM nel 2005, pubblicati sul sito del comune di Napoli in versione integrale, non lasciano spazio a fantasie sul futuro di Bagnoli.   O si bonifica, o si seppellisce tutto sotto una spessa coltre di cemento, si spera solo metaforicamente parlando.

Il rapporto dell’ Istituto Centrale per la Ricerca scientifica e tecnologica Applicata al Mare (ICRAM), poi confluito all’interno dell’ISPRA, è probabilmente lo studio più completo ed esaustivo che riguarda l’inquinamento della zona di Bagnoli.  Risale a dieci anni fa circa. Le parole di sintesi sono sconfortanti: contaminazione e compromissione degli arenili e dei fondali davanti all’ex Italsider, mentre le immagini riportate nel rapporto mostrano che l’area interessata è più ampia di quel che si possa immaginare.

stato di elevata contaminazione, e per alcune aree addirittura di compromissione, sia degli arenili che dei fondali prospicienti l’ex area industriale di Bagnoli.

Sull’arenile di Bagnoli e sul fondale sono presenti in quantità preoccupanti idrocarburi policiclici aromatici (IPA), metalli collegati all’attività siderurgica quali piombo, zinco, cadmio, rame, mercurio. L’area interessata è “tutta l’area di fondale antistante l’ex impianto industriale, fino al largo, con zone adiacenti (il settore a nord dell’area e la baia di Nisida) ancora interessate, con concentrazioni più elevate nell’area a ridosso della colmata”, estende

Le concentrazioni più elevate, quelle per cui è necessario procedere all’attuazione di interventi immediati, sono state riscontrate nell’area immediatamente a ridosso della colmata, sia frontalmente che lateralmente, estendendosi oltre gli arenili a nord della colmata. Per tutti i contaminanti più significativi si osserva lo stesso andamento delle concentrazioni in funzione della profondità: a 2 m di profondità, infatti, si riscontrano concentrazioni elevate solo in prossimità dei due pontili della colmata.

Cosa venne fatto dopo la pubblicazione di questi dati?

Il divieto di balneazione è in vigore dal 2006, venne interdetto l’accesso l’arenile di Bagnoli “a sud della colmata”, chi aveva attività in altre zone dell’arenile fra Coroglio e Bagnoli, per continuare ad operare, dovette provvedere a “piazzare qualcosa” sulla sabbia, che fosse erba sintetica, camminamenti in legno o altro, per ridurre al minimo il rischio per i clienti. Gli stabilimenti balneare infatti sono attrezzati solo per elioterapia.   Pare che vi sia stata anche una parziale aggiunta di sabbia durante le più recenti operazioni di messa in sicurezza, per quanto riguarda una parte di spiaggia… ma si tratta di pezze che non risolvono il problema.

Non è possibile pensare di eliminare il divieto di balneazione se prima non verranno rimosse le cause del divieto, sostanze altamente cancerogene (Bagnoli, al di là dell’ interesse mediatico sulla terra dei fuochi, è l’area con maggiore incidenza di tumori di tutta Napoli e dintorni, ben al di sopra della media nazionale… ).

Non è possibile pensare ad una spiaggia pubblica o privata che sia,  se prima non verrà bonificata realmente l’area (cosa complicatissima fra l’altro, a causa della tipologia di sostanze presenti).

Chiunque abbia tempo e voglia di approfondire la cosa può scaricare i dati completi riguardanti tutti i campionamenti effettuati sull’arenile, sulla colmata, sui fondali, con le differenze fra gli arenili a nord (presenza massiccia di IPA) e quelli a sud (contaminazione legata a metalli come piombo, zinco, rame e negli strati più profondi a IPA).

Per quanto riguarda quanto c’è in mare, sul fondo vi sono

“scoriacei di colore grigio acciaio, granuli nerastri informi di aspetto vetroso o submetallico, carbone”,

fino a -50 metri, con livelli di contaminante ancora molto elevati (dati sempre 2005) e con concentrazioni elevate di IPA e piombo emerse dalle analisi effettuate sulle cozze presenti nella zona.

Son passati dieci anni, poco è stato fatto ed in tanti (penso a chi si bagna nelle acque davanti l’ex-Italsider) hanno dimenticato già perché il mare non bagna Bagnoli….

 

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