Città della Scienza continua a dividere esperti ed opinione pubblica, a quasi due anni dall’incendio doloso che distrusse gran parte del discusso Science Centre. Il bando di concorso per la ricostruzione si è chiuso qualche giorno fa, con la partecipazione di poco meno di un centinaio di studi di architettura, ma le polemiche sul “DOVE” si debba ricostruire e sull’opportunità di destinare prima fondi alla ricostruzione (si parla di circa 50 milioni di euro fra fondi pubblici e quel che fu racimolato con le donazioni private) che alla bonifica fioccano ancora in abbondanza.
La questione è nota ai più: il 4 marzo 2013 un rogo doloso distrusse parte di Città della Scienza e nei giorni, settimane e mesi successivi fu grande la reazione dei napoletani, fra attestati di stima, giganteschi flash mob e donazioni.
Quando poi si è trattato di rivedere il progetto iniziale, di ricontestualizzare la presenza stessa all’interno di una sempre più complessa gestione del recupero dell’ex-area industriale di Bagnoli, sono iniziate le polemiche.
Volendo riassumere brevemente, senza approfondire la lettura dei piani regolatori, dei progetti iniziali e senza ben ricordare il contesto iniziale, la questione è essenzialmente una:
Città della Scienza va ricostruita dov’era o più all’interno, permettendo il recupero della spiaggia?
In ballo c’è quanto scritto nel piano regolatore e la vecchia questione del “ripristino della linea di costa”. Soprattutto, c’è da capire se Città della Scienza così com’è sia abusiva o meno. Su facebook, nel gruppo molto frequentato denominato Democratici contro il fumo rivoluzionario di De Magistris (amministrato da Umberto de Gregorio), in risposta ad uno dei tanti post di questi giorni sulla questione, è intervenuto direttamente Massimo Pica Ciamarra, che di città della Scienza fu il progettista:
Massimo Pica Ciamarra Bugie di fuoco ! Ho progettato nel 1993 la Città della Scienza, non sulla spiaggia, ma sulle tracce di un complesso industriale lì da prima dell’unità d’Italia. La spiaggia è oltre, zona demaniale, erosa a seguito della realizzazione del collegamento viario fra Nisida e Coroglio. Il progetto 1993 è coerente con il PRG allora vigente, perfettamente legittimo. Leggi successive e il nuovo PRG hanno previsto diversamente: ma, nel rispetto della legalità, quando gli Accordi di Programma 1996, 1997, 2006 saranno decaduti: tra molti decenni. Condivido: oggi il Bando di concorso prevede opere non coerenti con le norme attuali, ma c’è un’artificiosa polemica che punta a immettere nell’immaginario collettivo che la Città della Scienza occupi la spiaggia e sia una costruzione abusiva. Questo è falso. ed ancora:
Massimo Pica Ciamarra Semplicità. La legittimità del ripristino del tetto bruciato e di quanto distrutto è acclarata da vari pareri pro veritate. Bastava una DIA. Costruire un edificio sostanzialmente diverso anche nel sedime richiede invece variante di PRG in contrasto con norme sopravvenute.
Un intervento chiaro, che evidenzia quanto la questione sia complessa: città della Scienza non fu costruita abusivamente, ma su resti di archeologia industriale e la spiaggia cui si fa riferimento, in realtà, era già in massima parte erosa nel 1993. Al contempo appare evidente che la ricostruzione passerà per numerosi uffici (comunali ma anche legali probabilmente), in quanto se il semplice ripristino, a detta del celebre e controverso architetto (non tutte le sue opere sono amate dalla città), avrebbe necessitato al massimo di una DIA, ricostruire da zero richiederà una variante al PRG.
Città della Scienza va ricostruita, perché si tratta di una risorsa per l’intera cittadinanza, un luogo dove portare bambini di ogni età per ottenere un approccio ludico-divulgativo alle scienze che altrimenti a Napoli mancherebbe. Dove ricostruirla è una questione più ampia, il primo pensiero ovviamente va al rogo doloso, al cercare di capire quali interessi abbiano causato un tale scempio, ed allora sembrerebbe giusto ricostruire lo science center dov’è, accanto e avanti a quel che è rimasto e che tornato quasi subito operativo e funzionale.
Il problema “spiaggia” è più ampio e doloroso, perché ancora oggi non si sa bene quando e se inizieranno i lavori di bonifica dell’intera zona, compromessa in modo quasi irrecuperabile dalla follia dei ruggenti anni ’50 e ’60, dalla presenza della famigerata colmata e dai tanti residui di attività industriale che giacciono sotto la terra ed il mare di Bagnoli. Di sicuro, senza alcuna opera di bonifica, sarebbe da folli pensare di utilizzare la spiaggia di Bagnoli, così compromessa come è oggi. Parimenti, se vincolare la ricostruzione di Città della Scienza alla bonifica della zona sembra una forzatura, è impensabile che la classe politica campana non sia impegnata in prima linea per ottenere quanto prima una risposta soddisfacente.
Si parla tanto di “terra dei fuochi” e dei danni che i roghi stanno causando alla cittadinanza di quelle zone, ma quale è stato ed è attualmente l’impatto ambientale dell’area industriale di Bagnoli sulla salute dei napoletani ? Quali i rischi legati alla rimozione della colmata? Quali i benefici? Troppo semplice discutere utilizzando banalmente il termine “spiaggia”, lasciando immaginare a chi legge ed a chi ascolta la possibilità di riconquistare facilmente un luogo paradisiaco.
Note: la colmata di Bagnoli
da laboratorionapoletano.com del dicembre 2013
Ma cosa è la colmata di Bagnoli? Una delle più grandi “bombe ecologiche” d’Italia, una delle peggiori eredità che i nostri avi hanno lasciato alla nostra generazione, quella di riqualificare luoghi incantevoli irrimediabilmente contaminati a piani industriali e di edilizia scellerati. Negli anni ’60 per ampliare l’area industriale che da lì a poco avrebbe assunto il nome di “Italsider” si decise di “colmare” il tratto di litorale fra Coroglio e Bagnoli con tonnellate e tonnellate di materiale di risulta e scarti di Ilva e Cementir, “residui della lavorazione della ghisa e dell’acciaio misti a cemento (fonte)”. Nel corso degli ultimi decenni, dalla dismissione dell’intera area industriale, la colmata è stata al centro dei piani di riqualificazione e bonifica ambientale del territorio di Bagnoli, perchè non si può intervenire su Bagnoli senza prima rimuovere o cementificare (le proposte son più o meno queste da sempre) la “colmata a mare”.Rileggere un vecchio articolo pubblicato da Il Denaro nel 2007 aiuta a comprendere quali siano stati in passato i progetti (si pretendeva di prendere l’intera colmata e portarla a Piombino per la bonifica…) e quanto denaro pubblico sia stato sprecato.